Quando chiudo gli occhi e ti penso sono le tue mani che per prime mi appaiono, immagine color seppia, in questo assurdo cinema che è la memoria.
Mani grandi, nodose e storte che sapevano fare praticamente tutto.
Sporche di terra.
Tenevano con delicatezza le tazzine di caffè, come fossero sempre sul punto di rompersi e sbucciavano le mele con una maestria intrigante.
Scrivevano con una calligrafia da nobile anche se si erano esercitate poco sui banchi di scuola e accarezzavano con nostalgia le sinossi dell'accademia. Quando volevi darti un tono inforcavi gli occhiali e con voce impostata mi dicevi: "Vai a prendere le mie sinossi, perfavore!" Ridevo. Sfilavo, con cautela, libroni rossi dagli scaffali alti e li appoggiavo teatralmente sul tavolino del soggiorno, tu li sfogliavi cercando risposte impossibili o quantomeno improbabili da trovare dentro testi così specifici e sospetto, ora, limitati. Ma questo lo avrei capito più tardi. Allora ti guardavo e aspettavo che i nostri dubbi si risolvessero in quel suono di carta finissima.
Avevano esplorato e modificato un mondo che era già antico mentre lo vivevi. Un mondo contadino in salita e tirchio di strade, strade che si interrompono sempre, come succede in montagna, e ti costringono a tornare indietro, a cambiare direzione. Una direzione presa per caso e che ti aveva condotto su altre montagne, con sentieri diversi, con alberi contorti e spinosi che tanto ti piacevano.
Avevano impugnato armi con fierezza e con pacifica sicurezza.
Rammendavano con punti piccoli e precisi anche se l'ago spuntava appena dalle dita, sapevano riattaccare i bottoni e fare il punto croce più regolare che abbia mai visto.
Cucinavano, mescolando con insistenza.
Tagliavano, senza amare i coltelli.
Versavano con lentezza.
Sapevano offendere, con il dito puntato, duro come il marmo della tua terra.
Sottolineavano le tue parolacce con gesti ballerini, più delicati delle parole.
Mani che mi salutano sul cancello di casa, l'ultima volta.
Buona festa, papà.
Inutile dire che nel leggerti ci si commuove, e non poco. Un ricordo davvero intenso del tuo papà, che avrà sicuramente sentito e apprezzato.
RispondiEliminaUn abbraccio che arrivi fino da te,
buona settimana!:)
Ciao Rem,
Eliminasaebbe bello se tutti i nostri pensieri, ricordi, parole mai dette potessero essere percepite da chi non è più con noi...l'abbraccio è arrivato! ;-)
Ciao!!!!
Si dice che parlare o scrivere di una persona cara che ci ha lasciati è un po' come rtichiamarla in vita. E tu ci sei riuscita davvero molto bene.
RispondiEliminaGuido
Tu sai, Guido, che ogni tanto ci provo a riportarli qui, anche grazie a questo mezzo bizzarro che il blog! Tutto serve alla memoria...grazie! Ti abbraccio.
Eliminaparole commoventi e sincere riflettono la tua anima, vanno dritte dritte al cuore. Sono arrivate anche lassù
RispondiEliminaGabri! Lo spero...TVB!
EliminaQuando penso al mio vedo il suo sorriso! Molto tenero il tuo ricordo ^_^
RispondiEliminaGrazie Margherita!! C'è spesso il ricordo del tuo papà nei tuoi post ed è molto bello! Buona giornata!
Eliminaun po'OT, ma sei tu quella bambina paffutissima? che bella.
RispondiEliminaOT?? Paffutissima credo sia l'aggettivo giusto! Sono io! ;-) Grazie
RispondiEliminaMeravigliosa fotografia lunga una vita. Commovente...e vera.... Grazie migola, di averlo condiviso. Grazie
RispondiElimina:-)
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