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venerdì 8 aprile 2016

So sorry...so slowly.


L'amore ha occhi cangianti perché si specchiano in quelli dell'amato e dell'amato mimano l'espressione.
L'amore ha capelli arruffati, spettinati dalle baruffe e dalle carezze.
L'amore cambia idea ogni secondo per modellarsi alle voglie del tempo desiderato. Ma l'amore non ha il senso del tempo e vive di cicli brevi e intensi, come un insetto.
Si nutre di progetti e ogni giorno cambia ricetta. Mangia piano per condividere, per assaporare ma è goloso e parla spesso di sapori.
L'amore ha un odore acre di terra e sudore, è sporco come tutte le cose vere.
Parla poco e usa solo aggettivi.
A volte ha l'affanno e respira forte come un fumatore incallito.
L'amore è capriccioso.
L'amore è prepotente, è un bullo di strada e dietro i suoi comandi c'è un universo di paura.
A volte non capisce ma si siede perplesso, stringe gli occhi, apre il cuore e traduce silenzi.
E quando il cielo si incupisce, accende un fiammifero e ti aspetta senza paura di bruciarsi le dita.






martedì 5 aprile 2016

Noris

Quanto ci mette il dolore a trasformarsi? E le lacrime, le lacrime che tempi hanno?
Escono senza chiedere il permesso per quanti giorni? Quanto tempo ci vuole prima che gli occhi smettano di correre al solito posto cercando qualcuno che non c'è più? E il naso, quanto tempo occorre al naso per dimenticare un odore? E può la voce uscire senza collegarsi al cervello per chiamare qualcuno che non può più rispondere?
Ecco io vorrei i tempi,  perfavore, vorrei delle risposte, se qualcuno può darmele. Perché in fondo mi sento come un bambino in un mondo adulto, un bambino pieno di domande che ai grandi sembrano inutili e forse anche un po' stupide.
Questo cagnone mi aveva conquistato. Questi occhi gialli, indagatori e saggi, mi erano entrati nel cuore e giorno dopo giorno si erano ritagliati uno spazio sempre più grande.
È arrivato in casa in un periodo complicato fatto di traslochi e cambiamenti, abbinato ad un altro cane che niente aveva a che fare con lui, per taglia ed età. Era un cucciolo grande con orecchie a tetto spiovente e occhi adulti, seri e preoccupati. Lo chiamavamo "il Tedesco".  Ci guardava e non ci capiva, si sedeva ed aspettava. Immediatamente ha fatto la sua graduatoria ed io ero, senza alcun dubbio, all'ultimo posto: non ero il capo, non ero il compagno di giochi, forse ero il capo del piccolo "topo" che condivideva la sua nuova famiglia, forse ero la vivandiera...
Era un cucciolo coraggioso che non si fermava davanti a niente, che arrivava a gettarsi dai balconi se questo significava raggiungere il suo amato ( ricordo ancora il mio grido inutile, cercando di fermarlo, quando capii cosa stava per fare e il tentativo, ancora più inutile, di correre per prenderlo al volo). Arrivava a gettarsi nei laghetti per accorciare i tempi e raggiungere, ancora l'amato, senza sapere cosa fosse l'acqua e il concetto difficile di profondità . Attraversava la strada solo sulle strisce pedonali.
 Era paziente ed entusiasta e quando non capiva girava la testa da un lato come per guardare le cose da un punto di vista diverso.
 Era un bongustaio e mangiava le verdure, tutte, e la frutta, tutta, e adorava il formaggio, quasi più della carne. Se mangiavo un mandarino mi ritrovavo piena di bava e con i suoi occhi in versione mendicante, che poi era una parte che recitava molto bene in diversi momenti.
Quando si paralizzò, quella strana mattina di Settembre, non era spaventato ma stupito. Si annusava le zampe e provava ad alzarsi. Me ne accorsi alle sei di mattina quando non si presentò a reclamare il biscotto quotidiano e la fortuna volle che la nostra corsa dal veterinario ci facesse approdare in quelle cliniche incredibilmente all'avanguardia, di quelle che in certi posti del mondo non ci sono nemmeno per gli umani e ritornò a casa, senza certezze, senza un futuro certo.  Rasato, immobile, dolorante, ancora paralizzato ma fieramente vivo. Per due mesi sono stata la sua badante, tra imbragature per sollevarlo, medicine e ginnastica.  Ho invaso la rete con foto dei suoi progressi, video della fisioterapia e ho comperato scarpe per cani in negozi virtuali inglesi.
Ma passato l'oceano, i ruoli si sono capovolti ed  è diventato  lui la mia dama di compagnia: paziente compagno di solitudini artiche, stimolatore di passeggiate benefiche, instancabile ascoltatore di lamentele, compagno di stanza in case sconosciute piene di preoccupanti rumori.
Se n'è andato all'improvviso. In uno splendido giorno di sole.
 Silenzioso, composto, coraggioso,  con i suoi occhi gialli, saggi e pazienti, piantati nei miei.
Chissà se in questi ultimi anni ero salita di categoria? Certamente mi ero guadagnata sul campo il suo rispetto e forse un pezzetto del suo cuore.
Tu, invece, cagnone,  il mio cuore lo avevi tutto e mi mancherai moltissimo.