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lunedì 29 giugno 2015

Russell Industrial Center...artista cercasi.

Giurin giurello che a breve scriverò un post con le ultime vicende di vita americana ma oggi vi faccio un aggiornamento del post precedente.
Questo Russell Industrial Center mi intrigava moltissimo e finalmente ieri sono andata in missione per voi.
Premesso che era domenica mattina e forse gli artisti dormono la domenica mattina, premesso che non c'era nessun cartello, nessun orario, nessuna informazione, nessun divieto di entrata, lo Scettico ed io, armati di santa pazienza e di macchina fotografica ( vi lascio fare gli abbinamenti!) siamo partiti alla scoperta del centro culturale cult del momento.
L'ambiente è intrigante e sicuramente fuori da ogni schema, la struttura enorme risale agli inizi del '900 ed è ancora imponente e fondamentalmente sana. Nata come industria fornitrice per il mondo automobilistico, durante la seconda guerra mondiale si converte in industria bellica e fabbrica ali di aerei, anche le ali giganti per le fortezze volanti, i B29 diventati mitici e impiega più di 13.000 persone.
Abbandonata negli anni '60, questa struttura ha sopportato e subito diverse utilizzazioni tra cui quella di diventare teatro di esercitazioni militari.
Oggi è un covo di artisti e vi assicuro che il termine "covo" è assolutamente in sintonia con il luogo.
Abbiamo cercato e girato in lungo e il largo, tutte le porte degli atelier erano chiuse con robusti lucchetti nuovi di zecca che stridevano con la decadenza generale  ma di artisti nemmeno l'ombra. Lungo i corridoi, interminabili, una collezione di oggetti e di divani, poltrone e sedie  che avrebbero fatto la felicità di qualunque broccantaro.
Qualche disegno abbandonato, due o tre tele di scarso interesse appoggiate al muro, un uomo armato, un senzatetto,  tutto immerso in un silenzio irreale.
Una spedizione che ci ha lasciati pieni di dubbi e di domande e che necessita un ritorno a breve per ulteriori approfondimenti.
La pagina Fb sostiene che il centro è sempre aperto.




























lunedì 1 giugno 2015

L'arte salverà Detroit, fratello.


Quando dico che abito a Detroit le espressioni del mio interlocutore variano da allibito ad  allibito in una serie di nuances di allibizione che devo dire mi diverte e mi fa sentire donna di frontiera.
Raccontare DETROIT non è impresa facile perché è una città complicata con tante versioni diverse della sua storia. Puoi parlare e chiedere a tanta gente e sentire pareri completamente differenti sulle cause e sui perché Detroit sia finita in un disastro di simili proporzioni. Ci sono ancora versioni che si basano sul bianco e sul nero senza indagare troppo nelle pieghe complicate delle scelte economiche, voci che scaricano tutte le colpe sull'industria automobilistica,  indici che puntano verso responsabilità  politiche.
Molte scelte sbagliate che si sono accumulate negli anni, sicuramente.
Quando arrivi a Detroit le parole si fermano e normalmente è il silenzio che parla.
Le persone che hai in macchina in genere tacciono improvvisamente e guardano fuori dal finestrino, con espressione allibita, uno scenario che li spaventa.
Vedono nelle case abbandonate, nelle fabbriche che cadono a pezzi, nella enorme stazione fantasma una possibile e terrificante proiezione di quello che può succedere ovunque se il meccanismo che abbiamo avviato improvvisamente si inceppa.

La STAZIONE è un posto emblematico, si erge ancora maestosa, nonostante tutto, nel suo elegante stile Beaux arts. Ė lontana dal centro, se ne sta lì, in disparte, ridicolmente protetta da un filo spinato che protegge ormai il nulla.




Le case sbarrate, svuotate, incendiate resistono come vecchi guerrieri a cui hanno rubato tutte le armi. Davanti ad ognuna ti chiedi che storia ti potrebbe raccontare, che vite ha protetto prima di essere lasciata. Adesso le puoi comperare a cento dollari o anche meno.









Detroit è un museo a cielo aperto, una esposizione di fallimenti, una teca di reperti storici che ci devono far riflettere. 
La cosa che maggiormente mi incanta è che dalle rovine il riscatto probabilmente avverrà attraverso l'arte, perché 
l'arte salverà probabilmente Detroit.





Nell' enorme Russell Industrial Center i giovani artisti, che vengono ormai da tutta l'America e non solo, affittano spazi a tre dollari al metro quadro creando sinergie artistiche dove prima, tra le macerie, si addestravano le squadre speciali della polizia














Di' qualcosa di buono su Detroit. 
Non è difficile, questa città è un po' magica e in un attimo ti incanta, Ma quando sei sotto l'effetto di un incantesimo è impossibile raccontare i dettagli logici e le motivazioni reali.
Detroit è un cucciolo abbandonato sul bordo della strada ma occhio è cucciolo di carattere e ti devi avvicinare con le dovute cautele.










Ogni momento il contesto può cambiare, attenti al quartiere che state attraversando.
 Anche percorrendo la stessa strada poche miglia possono fare la differenza ma non siate prevenuti perché proprio dove si accumula quella che pensavate immondizia possono sbocciare idee e opportunità 





Certo non è obbligatorio amare Eminem ma è un tassello che non si può dimenticare...guardate il video è meglio di cento visite guidate. Ah dimenticavo: tiratevi su il cappuccio della felpa, mi raccomando.




"Perciò definitela rivalità tra fratelli 
Prendete la sua vita, la chiamano la rapina imperdonabile 
Un uomo saggio mi ha detto che portare rancore 
È come lasciare che qualcuno che abita nella tua testa senza pagare l’affitto 
Parlo sinceramente, non ho tempo per sfrattare questi pagliacci..."