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lunedì 11 febbraio 2019

Mary Celeste

Questa Italia è come una sirena ormai per me.
 Mi lego forte al pennone innevato di questo Michigan gelato ma lei mi chiama ormai.
Mi manda messaggi seduttori che mi spaventano perchè lo so che dietro il suo trucco pesante e la bocca a forma di cuore c'è una signora di mezza età piena di acciacchi che ti chiede solo di aiutarla a portare la spesa al quarto piano e con l'ascensore guasto da anni.
Mi tengo forte al parapetto di questo Michigan perennemente in tempesta.
Questa Italia è un palestrato tatuato che mi fa l'occhiolino ormai.
Mi manda occhiate piene di sottintesi e guizzi di muscoli che mi mettono ansia perchè lo so che dietro quei draghi colorati sui bicipiti ci sono dolori reumatici e vene varicose.
Questa Italia è così vicina che quasi riesco a toccarla ma proprio adesso ho paura ad allungare la mano.
Mi aggrappo al boccaporto, Capitano, non Le sembra di vedere un iceberg?
Lei vede iceberg tutte le volte che la traghetto da qualche parte, Signora.
No, no, Capitano. Le assicuro che questa volta lo vedo bene, anzi lo sento, lo intuisco. Lo vede laggiù? Sembra una piccola isola caraibica ma sotto è una immensa massa di ghiaccio tagliente. Ci squarcerà lo scafo.
Questa Italia canta canzonette per distrarmi ormai.
Mi incateno al timone ma lo so che ormai è stato inserito il pilota automatico. Questo Capitano è solo qui per fare scena, per allietare i clienti e mangiare al tavolo d'onore.
Questa Italia è un cucciolo di Labrador che gioca con la palla ma lo sento ringhare in sottofondo e non scondinzola mai.
Capitano dia l'ordine di fermare la nave, c'è un uomo in mare.
È un vecchio trucco, Signora. Ci provano in tanti.
Avanti tutta. Rotta verso la Penisola.

mercoledì 6 febbraio 2019

CSI Detroit

Io mi faccio dei beveroni intrugliosi. È una brutta abitudine che mi è rimasta da quando allattavo il Tecnico. Avevo sempre sete ma l'acqua da sola mi stufava quindi la taroccavo con succhi di frutta, la allungavo con le tisane al finocchio, la coloravo con la menta...
Ancora adesso quando ho veramente sete devo pimpare l'acqua. Ieri sera una gran sete e quindi vai di beverone: acqua gasata e succo di arancia in cartone. Ne bevo metà bicchiere e il resto mi aspetta sul comodino una decina di minuti. Finalmente finisco l'intruglio e sul fondo del bicchiere una melmetta bianca gessosa. Ma tanta eh? Annuso, tocco. Gessosa, bianchissima, inodore.
Lo Scettico è già in posizione nanna ma pongo il quesito lo stesso: Scettico guarda qua...cosa c'era nel mio bicchiere? Eh? Dove? Cosa? Boh! Spegni.
Riprovo ad annusare. Spalmo tra i polpastrelli, tocco con la punta della lingua che sembro un pusher dei film americani incaricato di valutare una partita di roba purissima. Faccio tutte le ipotesi: detersivo, calcare, zucchero, veleno per topi... incomincio anche a sentire dolori sospetti allo stomaco.
Poi dormo.
Ma questa mattina la poltiglia mi aspettava.
Aspetto che lo Scettico esca e incomincia CSI Detroit: controllo tutti i bicchieri. Puliti. Guardo la bottiglia dell'acqua. Limpida. Annuso il succo di arancia. Arancioso, buono.
Non resta che ricreare la scena del crimine cercando di rispettare dosi e tempistiche. Ricompongo il beverone sospetto. Ed eccola la poltiglia che dopo qualche minuto si deposita sul fondo del bicchiere. AH! AH!
Già pronta alla più grande class action della storia, una cosa tipo Mìgola contro lobby dei produttori di arance della Florida, mi accingo ad analizzare la confezione. Leggo.
Succo di arance della Florida con aggiunta di calcio.
Calcio?
Allora, cari produttori, alla mia osteoporosi, al mio rachitismo e tutto quello che si cura con la poltiglia bianca ci penso io eh...ma guarda questi!
Qui in Trumpland bisogna leggere sempre molto attentamente le etichette che ti ritrovi l'olio di pesce nel latte, la vitamina D ovunque, il magnesio nei biscotti e adesso il calcio nei succhi.
E nel prossimo futuro qualche calcolo renale.
Ma neanche i beveroni in pace si possono più fare...

martedì 5 febbraio 2019

Pezzetti di cuore.

Vorrei parlare di amicizia.
Senza l'amicizia non avrei potuto farcela in tutti questi anni.
Le amiche sono state tutto. Sono state porti sicuri nei momenti di tempesta vera, sono state balsami su ferite che bruciavano, sono state mani a cui aggrapparmi, occhi in cui specchiarmi e rasserenarmi, sorrisi da conservare.
L'amicizia ha permesso di superare tutti quei momenti di approdo al buio, quei momenti di solitudine e di ricostruzione che sono l'inizio di ogni espatrio.
L'amicizia ha gli occhi dolci a Lione, il sorriso a Barcellona, braccia forti in Normandia,  capelli ricci a Singapore, dita in ogni dove come su una tastiera planetaria.
Ho affidato pezzetti di cuore a tante amiche e loro li hanno seminati nel mondo: Singapore, Tokio, Barcellona, Parigi, Roma...
Vorrei parlare di amicizia.
Ma l'amicizia non si racconta. Si respira. Si sente. Si percepisce e si intuisce.
E io non smetterò  mai di crederci.
E continuerò ad affidare pezzetti di cuore a donne speciali.
Perchè sì.