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martedì 7 febbraio 2012

La mia Mezzana

Ho iniziato a leggere il romanzo Mezzana di Giancarlo Patris, romanzo scoperto per caso su Fb, desiderato subito, fortemente voluto, pagato il doppio del suo valore, viste le spesucce di spedizione. Generalmente, quando si mettono troppe aspettative su qualcosa, si resta un po' delusi e pagina dopo pagina la delusione aumenta.
 Mezzana è il paese di mio padre, è il posto dove ho trascorso tutte le mie estati fino alla maggiore età, è una parte della mia storia, sono ricordi di infanzia e ricordi raccontati, talmente tante volte, che sono parte di me come se li avessi vissuti io.
Mezzana è un dialetto di confine, è montagna di castagni, è la durezza del Pizzo d'Uccello addolcita dagli ulivi e dal rosmarino che profuma l'aria a Pasqua, è rumore di fontane che si spegne  nelle calde giornate estive, è poggi scoscesi e voci che si chiamano da un podere all'altro solo per farsi compagnia e ridere di un richiamo.
 È il suono del camioncino che vendeva i gelati, è il sapore delle cose cotte nel forno a legna, è il telefono nella bottega della piazza.
Mezzana sono suoni di campane che si rincorrono, galli che si presentano al sole del mattino, passi antichi che percorrono strade sempre più deserte.
Mezzana è una vecchia signora che cammina dritta ed elegante con un secchio sulla testa. Sono gli uomini a messa, dietro l'altare, soli e seri e che escono prima della fine per fumare una cicca sul sagrato aspettando i tortelli della festa.
Mi aspettavo di trovare un po' di questa poesia nel romanzo di Patris.
Forse volevo trovarci il mio papà ragazzino, volevo trovarlo, sporco e scalzo, a fianco del protagonista, in una Mezzana ai tempi della guerra, volevo ritrovare luoghi dimenticati e profumi di tradizioni...
Per il momento il personaggio principale, Gianluca,  coetaneo del mio papà nella storia, è un esageratamente maturo signorino di città che fa amicizia con il maestro del paese e a cui non riesco proprio ad affezionarmi.
Continuo a leggere, signor Patris, ma credo di cercare luoghi e personaggi che lei forse non ha incontrato e che non può restituirmi...

PS
Ho preso in prestito questa foto da Fb e  ringrazio moltissimo l'autore sconosciuto!

3 commenti:

  1. Temo che il tuo ricordo così affettuoso ed intenso difficilmente si ritroverà nelle pagine di quel libro.... ciao!

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  2. Capisco benissimo quello che provi e lo condivido. E' la stessa sensazione di fastidio che provo io quando leggo o vedo al cinema certe storie ambientate a Venezia dove i campielli e la vita nelle calli sono narrati secondo uno stereotipo che non ha alcun rapporto con le calli e i campielli che ho vissuto io. E' anche lo stesso sgomento che ho provato lo scorso anno a Moena, dove avevo trascorso le vacanze estive fino all'adolescenza, quando ho scoperto che al posto della nostra casa e dei prati dove giocavo, ora c'era un anonimo residence. E' davvero orrendo quando ti cancellano i luoghi dei tuoi ricordi.
    Ciao

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  3. Margherita@ Temo anch'io! Più avanzo nella lettura e più mi intristisco...

    Carlo@ credo che i nostri luoghi della memoria siano destinati a mutare ma quello che mi ha deluso maggiormente è l'assoluta mancanza di "poesia" nello descrivere i luoghi...e proprio tu, probabilmente, sei la persona giusta per rispondermi: come si sceglie lo sfondo di un romanzo? non ci dovrebbe essere corrispondenza di amorosi sensi con il luogo che accoglie i tuoi personaggi? Non lo so...altrimenti si rischia di avere solo una scenografia piatta e insulsa. Aspetto le tue idee al riguardo...

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