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mercoledì 10 luglio 2013

Il futuro nelle radici

 
 
Il futuro.
 Io in questi giorni penso più al futuro dei miei figli che al mio e credo sia normale.
Mi sento radice più che foglia e mi piace.
Quando ero piccola ed ero assolutamente foglia, procedevo per tappe.
Affidandomi ad una Entità Superiore molto vaga ed indistinta, chiedevo di poter arrivare ad una determinata meta, ritenuta al momento fondamentale, raggiunta la quale, l'Entita Superiore avrebbe tranquillamente potuto disporre di me anche fino alla risoluzione finale.
- Fammi, perfavore, finire le elementari, poi sono a posto!
-Fammi superare gli esami di terza media, poi sono a posto!
E via così, vi risparmio le varie tappe che, crescendo, chiaramente diventavano sempre più importanti, facendoti sorridere per quello che avevi chiesto prima.
Di tappa in tappa ho raggiunto quasi tutto quello che desideravo.
 Credo che le foglie novelle chiedano all'Entità di arrivare indenni all'autunno innoltrato, senza essere mangiate, bucate strappate...
 
Ogni tanto mi guardo indietro e vedo che ho già fatto un bel pezzo di sentiero poi mi giro e vorrei strappare promesse per altri.
 
Il futuro è solo la promessa che vorremmo strappare all' Entità in cambio  di poco o niente.
 
Tutta questa sbrodolata per arrivare a raccontarvi del regalo che ho ricevuto,  per posta, questa settimana con una dedica deliziosa.
È l'ultima opera, data alle stampe, dal mio carissimo amico Guido Leonelli, poeta e scrittore, che attraverso il dialetto riesce a trasmettere sensazioni intense. Quest'opera è come un piccolo manuale di storia e, al tempo stesso, è un tenerissimo libro per bambini. Guido racconta vecchi mestieri aiutandosi con poesie fresche ma non scontate. Si è guardato indietro e ha colorato il passato con colori adatti ad un bambino per non annoiare, per stimolare, incuriosire e, per farlo, ha scelto il dialetto.
Il dialetto come un regalo alle nuove generazioni.
Guardarsi indietro per andare avanti, ecco il trucco. Non saltare le tappe, non dimenticare niente, seguire il sentiero con lo zaino ben saldo sulle spalle, perchè senza quello, ad un certo punto del cammino, sei perso.
 
 
Conoscere la strada che ci siamo lasciati alle spalle è l'unico modo per tornare a casa.
 
Grazie Guido
 
 
 
 
 
 

9 commenti:

  1. Bellissima la metafora della foglia e delle radici!
    Secondo me i dialetti andrebbero preservati maggiormente, perchè sono un pezzo di noi, della nostra storia, e senza storai non si ha futuro...e poi si tratterebbe pur sempre di una lingua in più, con conseguente aiuto allo sviluppo intellettivo dei bambini.
    La strada è lunga ed è meraviglioso pensare che, per quanto cammino si sia già percorso e per quante tappe si siano già raggiunte, davanti a noi ce ne siano altrettante...è la vita.

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    1. Vero, la strada è lunga e procedere per tappe ci aiuta a rendere il cammino più facile. Grazie per i complimenti!
      Sono d'accordissimo sul dialetto e i bambini... un salutone!

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  2. Radici e foglia ,una metafora che rende perfettamente il tuo pensiero . Il nostro vissuto ci ha plasmati nella persona che siamo diventati. E adesso da " grandi " sorridiamo ricordando quelle che ,in un tempo che sembra lontanissimo , erano le nostre priorità ! Il dialetto è tradizione e , a mio parere , dovrebbe essere preservato e tramandato . Affido al vento un bacio per te , cara Migola ,dalle tue montagne !!!!

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    1. Grazie per il bacio montanaro che accolgo con tanto piacere, Mirtilla!!
      Preservato, curato, amato e studiato...questo nostro dialetto come tutti i dialetti della nostra splendida Italia! Ma da trentina io amo il dialetto Trentino...;)
      Un bacio

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  3. Brava Mìgola!
    "guardarsi indietro per andare avanti"; ricordare la strada che abbiamo percorso. Mi pare di aver trovato un terreno fertile in te come "radice". "Senza la storia non si ha futuro".
    E brave anche Mamma Avvocato e mirtilla! come non condividere che il dialetto andrebbe preservato maggiormente. E forse si potrebbe raggiungere più facilmente l'obiettivo se chi è (era) preposto alla Cultura, come assessore provinciale, si preoccupasse meno di salvaguardare invece cappelli piumati, divise e Lederhosen (che hanno però il "vantaggio" di portare tanti voti).
    Va sfatato il pregiudizio secondo il quale se i bambini parlano il dialetto in casa, incontreranno maggiori difficoltà con l'italiano a scuola. Perché nessuno ricorda che la stessa osservazione (sbagliata) potrebbe essere fatta anche per chi studia l'inglese o comunque una seconda lingua? Perché oggi, e da qualche anno per fortuna, dopo aver superato profondi tabù etnici, a Bolzano molti bambini del gruppo linguistico italiano, compresi i miei pronipoti, frequentano, fin dalle elementari, la scuola di lingua tedesca? E viceversa. Così anche il dialetto, un po' come col latte materno, si apprende più facilmente da piccoli e non lo si dimentica più. Davvero uno "sviluppo intellettivo" dei bambini. Purtroppo sconosciuto ai più.
    Mi auguro di essere riuscito almeno a farti respirare un po' d'aria dei nostri monti! Che sarebbe una bella soddisfazione.
    Ciao, ciao.

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    1. Respiro eccome...non vedo l'ora di essere tra le mie montagne!
      Niente da aggiungere al tuo commento! Vecchia scuola superata quella che impediva ai bambini di parlare il dialetto e faceva sentire in colpa i genitori alle udienze per l'uso casalingo del dialetto...valorizzare credo sia la parola d'ordine, preservare, sostenire...e opere come la tua aiutano in questa direzione che quella giusta! Un abbraccio grande e ancora grazie!

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  4. Ecco, la solita fortunata ..... :) :) :)

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