Attraverso conoscenze di conoscenze, amici di amici fidati, finalmente ho il mio infiltrato inviato Expo di fiducia.
Da oggi, con cadenza "ritienti- fortunata- quando- il pezzo- arriva", sono onorata di ospitare, qui sul blog, una piccola rubrica dedicata alla vita vera dentro l'Esposizione Universale di Milano 2015.Volete sapere cosa succede all'ombra dei padiglioni, nelle cucine del Qatar, nella lavanderia del Principato di Monaco? Siete curiosi di scoprire i retroscena segreti della vita notturna di Expo, tra camion e controlli di sicurezza?
Da leggere senza moderazione.
Capitolo Uno: Danger! Man maybe at work!
Expo è finalmente cominciata, dopo un periodo di gestazione durato otto anni, ha finalmente aperto le porte ai media e al pubblico.
Ma che sofferenza.
Aver lavorato durante la fase di costruzione di Expo è come aver fatto la guerra del Vietnam qui nel microcosmo fieristico.
I pochi veterani che sono rimasti, una volta finiti i lavori, si ritrovano nei bar desolati, spersi tra il padiglione colombiano e quello russo a bere vodka e mojito e ad insultare i malcapitati visitatori ricordandogli quanto sono fortunati, loro, ad essere arrivati dopo l’apertura, dopo i lavori, dopo…
Sì perché prima non era necessario apparire presentabili al mondo e in questo immenso cantiere è successo proprio di tutto. Non c’erano visitatori paganti ed esigenti quindi il sistema di entrata, di accrediti e di controlli di sicurezza erano gradevoli e piacevoli come sbattersi il ditone del piede sul bordo del letto.
Per capire il sistema di accrediti ed ottenere un pass per entrare era necessario avere un master in comunicazione ed informatica.
Regolarissime e puntuali erano invece le interminabili code per entrare.
Le navette, che erano in teoria il modo “veloce” per spostarsi e raggiungere i padiglioni in costruzione, arrivavano a orario svariato, seguendo l’oroscopo e l’umore dell’autista.
Moltissimi infatti erano i camminatori che con pazienza e coraggio, come in un alternativo pellegrinaggio verso Santiago, camminavano, dai venti minuti ai sei anni, per raggiungere il posto di lavoro.
Una volta entrato scoprivi un mondo a parte, multiculturale e dai paradossi estremi. Le società di costruzioni erano per la maggior parte straniere, molti paesi hanno direttamente importato le loro società edili e di conseguenza i loro modi di lavorare.
Per esempio: se nel cantiere inglese non si entrava assolutamente senza scarpe anti-infortunistiche ed elmetto, in Qatar il costume da bagno e le infradito erano adatti e vivamente consigliati per passeggiare nel cantiere.
Gli Svizzeri avrebbero potuto aprire due settimane prima, la Turchia ha finito i lavori la mattina dell’apertura, i tedeschi, che erano inizialmente in anticipo, non avevano considerato che il Kuwait, suo vicino di Expo, avrebbe scaricato tonnellate di sabbia nel proprio padiglione riempiendo i germanici di polvere (con grande godimento di tutti i padiglioni latini in ritardo).
Alla fine erano tutti in ritardo e nelle ultime tre settimane si è vissuto in un stato di panico globale. I ritmi aumentavano, i primi fornitori di attrezzature cercavano di capirci qualcosa e di entrare in Expo (debuttanti), i primi giornalisti arrivavano e ripartivano subito perché tanto non c’era ancora niente da riprendere, le autorità si svegliavano e chiedevano documenti vari ed eventuali, si camuffavano i lavori che non si sarebbero riusciti a finire e finalmente si parlava dell’apertura.
Alla fine ad aprire ci sono riusciti quasi tutti i padiglioni e malgrado molte perplessità Expo è bella ed interessante. Non è ancora una macchina perfetta, ci sono problemi e complessità, però, come dicono i veterani tra uno shot e l’altro…”avresti dovuto vedere prima…”
Inviato normale in territorio incasinato.
Per tutelare la privacy dell' infiltrato inviato ma soprattutto per aumentare l'audience della rubrica, l'identità rimarrà segreta.
Da oggi in poi non posso non seguirti..bellissimo sapere i retroscena dell'expo in costruzione!!!ho letto con piacere anche il preambolo che hai fatto..
RispondiEliminaquindi..piacere Francesca!!
Ti ho letto. Devo dirti che non amavo neanche la Campionaria di milano degli anni 70.
RispondiEliminaBello! Attendo le prossime puntate.
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