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mercoledì 25 giugno 2014

Stoney Creek

A due passi da casa c'è un cimitero.
È un cimitero storico e raccoglie le spoglie dei pionieri di questo angolo di mondo.
Donne, uomini, bambini che hanno creato e vissuto questo paesino in un ormai lontano milleottocento, quando questo posto era solo un grumo di case affacciate su Main Street con una scuola e una fattoria modello.
 Le tombe hanno uno strano disordine ipnotico che mi invita a camminare, senza logica, sull'erba che le ricopre.
Cammino tra di loro, ne leggo i nomi a voce alta  e cerco di immaginarmeli, visto che non ci sono foto sulle lapidi grigie.
Attira i miei passi un angelo accovacciato che tiene tra le mani un piccolissimo coniglio reso verde dai licheni e penso istintivamente alla tomba di un bimbo, invece è una coppia di sposi sepolti uno accanto all'altro.
Grandi alberi fanno larghe macchie di ombra e viene voglia di sedersi ad ascoltare i milli piccoli rumori che sono la sinfonia di questo luogo.
Il fruscio delle querce, i trilli improvvisi dei cardinali rossi che fanno spola tra l'erba e i rami, il verso lamentoso delle tortore.
In un angolo sono sepolti sei soldati della guerra civile e sento che  tutta questa pace gli è dovuta. Ricordo ancora i botti della ricostruzione storica nel giorno del Memorial Day e li immagino così, sdraiati sul campo di battaglia, ancora vivi con il rumore di spari nelle orecchie e il fumo nella gola.


 Aspettando aiuto, aspettando la pace, aspettando il buio.
Adesso riposano qui a Stoney Creek.









lunedì 23 giugno 2014

Chi vuole fare un giro?

Prendere la patente in Michigan è una cosa seria e il fatto che tu l'abbia già da trent'anni non da diritto a nessun bonus o punti premio, anzi.
In Michigan solo la patente tedesca e quella della Corea del Sud sono riconosciute, per tutte le altre vige la legge del : e questo cos'è?!
Non più avvezzi alle patenti cartacee, quando gli allunghi il documentino rosa, nel mio caso con elegante  F circondata da ben dodici stelline, lo prendono con sospetto, lo aprono e lo guardano con la stessa aria di meraviglia di un un filatelico che abbia la fortuna di avere tra le mani un Gronghi rosa.
Sorridono, si scusano, te la restituiscono.
Dopo cinque mesi di tentennamenti, scuse e "studio matto e disperatissimo",  Mìgola ha dovuto fare l'esame per avere la "vera" patente, quella che quando la porgi, magicamente, ti assicura un bel: OK!
L'esame teorico consiste in cinquanta domande che descrivono, non sempre chiaramente, diverse situazioni in cui tu puoi, ma Diononvoglia, trovarti, on the road.
Una per tutte: Se, malauguratamente, mentre vai con la tua macchina in giro per strada ti si apre improvvisamente il cofano, cosa ti inventi? a) freni e ti sposti immediatamente a destra; b) rallenti delicatamente e ti sposti il prima possibile a destra; c) cerchi di guardare nello spazio tra il cofano e il motore e continui a guidare.
Pensateci con calma.
La parte pratica si deve passare con un esaminatore (il mio aveva il codino ma non aveva l'età per portarlo dignitosamente) e dura un'ora.
 In un'ora tutto lo scibile stradale deve essere valiato: come si mettono le frecce, come si frena, come si parcheggia in tutte le varie e ipotetiche posizioni, peccato che poi qui in Michigan esista solo la variante con muso avanti e sette metri di spazio tutto intorno.
Per la parte: come si viaggia in autostrada, il mio istruttore si è trasformato in un fan sfegatato di Fast and furious visto che continuava ad incitarmi ad andare sempre più veloce, al punto che ho pensato stesse cercando di trarmi in inganno: Ehi, codino, io non have problem ad andare veloce poi però allo sceriffo lo spieghi tu! OK?
Poi, mentre l'esame volgeva al termine, in zona tranquilla  regolamentata a 25 miglia orarie, mi incomincia a fare domandine teoriche. Ancora?!  Vai, domanda.
  -Se qualcuno che viene in senso di marcia contrario invade la tua carreggiata minacciando seriously di fare un frontale, cosa fai?
 -Sterzo verso destra cercando di evitarlo.
-Mmmhhh. Se sulla tua destra ci sono degli ostacoli quali scegli di colpire?
- Possibilmente nessuno ma se proprio devo, quelli meno grossi?
-Tipo?
-Tipo segnale stradale?
-Mmmhhh.
-Con che parte della vettura lo colpisci?
- Quella dove sei seduto tu, ad esempio?
-Ahhhh vuoi che muoro??!! Scenda pure...



Risultati
La risposta corretta alla domandina del cofano è c.
Tutte le risposte date alle domandine durante la parte pratica erano giustissime. Lo Scettico invece, eroico, che aveva deciso di sacrificarsi gettandosi in frontale contro l'ostacolo per salvare il passeggero, ha avuto punti in meno. 
Scettico hai guardato troppi film ammericani!

giovedì 19 giugno 2014

C'è un rumore nel buio...

Venti ore senza corrente elettrica e non è la prima volta.
Ad Aprile furono quasi ventiquattro le ore.
Basta un temporale di medie dimensioni e cari saluti a tutte le comodità.
Niente luce, gelato che inesorabilmente si squaglia nel freezer, telefonino che perde energia e che minaccia di staccarti dal mondo reale, internet che con un taglio netto ti stacca da quello virtuale, nessuna possibilità di cucinare, niente acqua calda, niente riscaldamento o aria fresca a seconda della stagione.
Nella vecchia Europa mi è successo di restare senza corrente, certo, ma si è sempre risolto tutto in poche ore. Cercando di ricordare i momenti bui, mi sembra che in Italia, ci siano stati blackout di qualche ora, in Francia sono stati rarissimi e velocissimi.
 Qui, in due mesi, due giorni di preistoria, perché ?




Perché tutto è volante, spenzolante.
 Intrichi incredibili di fili attaccati a pali di legno che si litigano lo spazio vitale con la vegetazione esuberante del Michigan. 
Perfino i semafori pendono felici, dondolandosi alla brezza, che poi tanto brezza non è.


   

 E così, basta un ramo che si appoggia, un albero che decide di giocare a braccio di ferro, una folata vivace e interi quartieri si spengono.

La prima volta, da buoni europei quali siamo, dopo un paio d'ore, che già ci sembravano tante, abbiamo incominciato a chiedere ai vicini se fosse cosa normale e con voce allegra e tono sostenuto, per superare il forte ronzio del SUO generatore, che allegramente teneva in vita il SUO gelato, il vicino più vicino ci ha detto che in effetti succede, you know, ma non spesso e che la corrente torna nel giro di qualche ora, you know, non ti preoccupare.

Io, all'inizio, non mi sono preoccupata anche se ci si chiede: come mai tu, vicino con la faccia da John Wayne, se non succede spesso mi investi un bel po' di dollari in un enorme generatore che potrebbe illuminare quattro ospedali da campo?

Però che bello, la società che distribuisce l'energia ci suggerisce, questa volta, di usare una meravigliosa app che ti dice in tempo reale quanti poveri disgraziati sono nella tua stessa situazione (mal comune, mezzo gaudio?)  e ti fornisce una deliziosa mappa della tua zona che ti permette di verificare, in tempo reale, se sei all'interno della sfigarea, che equivale, in termini semplici e chiari ad avvisarti  che sei senza luce. Grazie tecnologia.

Peccato che l'indispensabile app, che tu devi caricare dopo aver già utilizzato una preziosissima tacca del telefonino per chiamare la solita voce registrata, si magni un'altra tacca di energia in un attimo e non ti dia assolutamente indicazioni, nemmeno vaghe, su quanto tempo ci voglia  per trovare e riparare il danno. 

Intanto, scopri quanto siano utili le vecchie tecnologie come le candele e torni a guardare con interesse il libro che sonnecchiava polveroso sul comodino già da qualche tempo.
Finisci la serata mangiando, per dovere, you know,  tutto il gelato, che altrimenti  finirebbe nell'immondizia il giorno dopo e ti addormenti, un po' invidioso, cullato dal suono del generatore di John Wayne, che sarà sicuramente il regalo che chiederai a Babbo Natale.



Piccola scenetta familiare

Immersi nel buio, Mìgola sussurra allo Scettico: meno male che abbiamo il nostro cagnone, se dovesse entrare qualcuno, è sempre una sicurezza. Con convinzione lo Scettico risponde: Almeno inciampano! 







giovedì 12 giugno 2014

Certe notti...

Era qualche tempo che non vi tenevo aggiornati con l'evergreen:  Angolo dei sogni.
Non fate quella faccia, che tanto ci ha già pensato lo Scettico questa mattina.
Questa notte ho sbaciucchiato, con una certa insistenza e lascivia, Ligabue ma non il Liga visto qui, con il taglio di capelli da commercialista (niente contro i commercialisti, ma non sono ai primi posti di una eventuale mia classifica dei tipi da infilare nei sogni notturni, ecco).
Nel mio sogno c'era il Liga di certe notti.
Quindi, ne devo dedurre che: ho un'anima rock nascosta ben bene sotto un leggerissimo strato culturale che, di giorno, mi costringe ad ascoltare Ludovico Einaudi  in casa mentre stiro.
Sigmund, avresti avuto vita facile con me.

mercoledì 11 giugno 2014

We...noio...

Quando sono arrivata in Francia mi sentivo persa, incapace di comunicare. Mi vergognavo ad entrare nei negozi ed avevo il terrore del telefono.
Quando sono arrivata in Spagna mi sentivo persa, incapace di comunicare. Mi vergognavo però un pochino meno ad interagire con gli altri e usavo molto di più le mani, senza arrossire. Rispondevo anche al telefono utilizzando tante esse alla fine.
Quando sono arrivata in Merica mi sentivo persa, incapace di comunicare. Ma, adesso, non mi vergogno quasi per niente ad andare in ogni dove, anzi a volte mi diverto proprio a fare le sciarade e ad osservare le facce allibite di commessi e camerieri.
Ho scoperto che esiste una lingua universale che non ha niente a che fare con l'esperanto ed è fatta di sorrisi, segni e suoni inventati.
Questo non toglie che se qualcuno,  pur timidamente, utilizza una delle lingue che adesso conosco mi devo trattenere perché, di mio, scatterebbe l'abbraccio felice.
Per il momento mi è stato molto più utile il francese dello spagnolo, nonostante sia un detto comune che lo spagnolo è l'idioma più parlato negli Stati Uniti.
Non in Michigan, ve lo assicuro.





martedì 10 giugno 2014

Cahier de doléances

Come ogni bravo cancerino sono legata al passato.
Mi ci rotolo spesso e mi impregno degli odori del passato come fanno i cani quando trovano qualcosa di marcio e molto puzzolente. Non che il mio passato sia marcio o puzzolente, chiariamo, è solo una similitudine.
Penso spesso al passato, lo sfoglio come un libro già letto ma che non riesci a togliere dal comodino e a rimettere sui ripiani della libreria e continuo a rileggerne dei passaggi e a volte rido, a volte piango.
Il mio passato è popolato di fantasmi e di esseri viventi.
I fantasmi tornano a trovarmi spesso, mi chiamano la notte e incredibilmente manteniamo una relazione intensa fatta di storie, litigi, abbracci e amore.
Con gli esseri viventi invece, ultimamente, faccio fatica a mantenere integro e seguire questo filo che dovrebbe tenermi legata al passato.
Anche perché ho la sensazione, sempre più forte, che sia a senso unico.
Sono andata lontano, certo, ma questo lontano è solo fisico, per quanto mi riguarda e non dovrebbe trasformarsi in una assenza di affetto, di fiducia, di amore.
Oggi va così, lasciatemi fare ogni tanto la parte della migrante triste.
Però mi piacerebbe sentire una reciprocità di interesse nelle relazioni.

Intanto qui passano le cerve lente e sospettose e il cielo si prepara alla pioggia.
Oggi va così.