“Eppure mi chiamo Mario … “questo andava borbottando tra sé mentre percorreva quel vicolo. Stava vivendo un film, uno di quei film americani, ma lui non si chiamava Kevin o John e non lavorava per la CIA o FBI. Lui era semplicemente Mario e lavorava in un’agenzia investigativa di provincia. Un lavoro tranquillo in un ufficio spoglio dove le uniche grandi azioni erano quelle di pedinare coppiette. Un lavoro sottopagato ma che a lui bastava per vivere, per vivere una vita tranquilla. Quella vita che improvvisamente era stata sconvolta perché durante uno dei suoi monotoni pedinamenti aveva visto troppo: aveva visto quello che non doveva vedere.
Ed ora era braccato, qualcuno lo stava seguendo. Lui non ci era abituato, lui non era mai stato spiato, perché lui era quello che spiava.
Non sapeva nemmeno come ci era finito in quel paese. Aveva imboccato l’autostrada ed era riuscito a seminare quei fari che per tanti km aveva veduto fissi nel suo retrovisore. E adesso era lì ad aggirarsi per un vicolo sconosciuto di un paese di cui non conosceva il nome e sentiva solo il suono dei suoi passi.
Aveva bisogno di riposare, sì aveva proprio bisogno di tranquillità per riordinare le idee per capire cosa ne sarebbe stato della sua vita da braccato. Sapeva molto bene che non gli avrebbero dato tregua, che era diventato un uomo pericoloso, perché se avesse parlato e avesse detto quello che aveva visto, sarebbero saltate poltrone molto importanti.
Finalmente la luce gialla di un lampione e la fine di quel vicolo angusto. Finalmente l’insegna di una locanda, laggiù seminascosta. Ci avrebbe dormito sopra, sì era la cosa migliore da farsi.
“Domani con la luce del giorno tutto sarà più chiaro, domani saprò dove mi trovo e saprò dove andare.”
Con questa sicurezza nella testa Mario percorse gli ultimi passi che lo facevano uscire da quel vicolo che non conosceva in quel paese di cui non sapeva il nome...
Ebbene caro Mario te lo dico io il nome...Èze.
Grazie a tutti per aver giocato con me, lo sapevo che i blogger sono scrittori dentro...ma la scrittrice vincitrice, ad insindacabile giudizio della giuria, cioè io me medesima, è una bolognese verace e autrice di un fresco e simpatico blog di pianura.
l'importante è crederci...
RispondiEliminano, scherzo ovviamente!
una lettura piacevole senza dubbio
Un mini lettura piacevole...un mini romanzo! Ciao Patalice!
Eliminawow...voglio il seguito del racconto!!
RispondiEliminaLa tua idea è stata bellissima..ancora ancora!!
La prossima volta, parteciperò anche io.
Ti aspetto al prossimo gioco-racconto...:)
EliminaPer il seguito aspetto la vincitrice!
Molto carino il racconto, complimenti all'autrice!
RispondiEliminaVeramente simpatico e poi si è super impegnata con ben due racconti!! ;)
Eliminabello bello! e poi quel posto
RispondiEliminaÈze è un villaggio splendido e un po' magico...
EliminaBellissimo il racconto e la tua iniziativa ma Eze... non ti pare pretendessi un po' troppo?
RispondiEliminaForse si...ma tanto era un gioco, e voi avete giocato! un bacio
EliminaNON CI CREDO !!! HO VINTO !!
RispondiEliminaNon vinco mai niente, non sai che felicità. Sono appena rientrata da Guastalla e ho già preso 2 telefonate che mi hanno convinto che devo disdire tutti gli abbonamenti telefonici, ma passare qui nel tuo blog mi ha riportato la luce del sole. Ho già telefonato a mio figlio per dirgli che ho vinto. Non è vero che non ho vinto premi, perché la soddisfazione e la risata di mio figlio al telefono sono già premi. Grazie mille.
Un bacione grande da una blogger di pianura !!! Ciao.
bello... leggero e nello stesso tempo coinvolgente...
RispondiEliminaBello questo breve racconto.
RispondiEliminaIo non ho scritto niente perchè era un po' di tempo che non riuscivo a commentare sul tuo blog, in ogni caso ho poca fantasia, probabilmente non sarei riuscita ad inventare nulla :) :)