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martedì 2 ottobre 2012

Ma quanto possono soffrire gli archi nel lasciare andare la freccia?

E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.

Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:
La vita procede e non s'attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco

GIBRAN

PS:

 Care frecce,
anche sul "lontane" non occorreva prendere tutto alla lettera!

14 commenti:

  1. eh già...quanto? e come? e per quanto? Affidiamoci alla mano dell'Arciere... Detto questo non ci rimane molto da fare

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    1. Non ci rimane niente da fare...quando partono le frecce devi solo restare a guardare il pezzo di traiettoria che ti è dato vedere!

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  2. Questo pezzo di Gibran mi piace sempre tantissimo, è bello vedere la metafora di noi arcieri che scocchiamo le frecce che sono i nostri figli per andare incontro al mondo..... (e forse ci costa un leggero impegno alle volte)

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    1. Hai presente l'arco di Ulisse? ;-)
      Ma se fai centro...che soddisfazione!

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  3. Bravo come sempre Gibran. Peccato però che non abbia considerato che, anche dall'arco più fermo, possano essere scoccate frecce talmente rapide che a volte vanno troppo lontane. Come frecce impazzite. Non si distrae mai l'Arciere?

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    1. Vero Guido...vanno lontane, troppo e mi chiedo: questo scoccarle lontane è bravura o un errore dell'arciere? È una domanda che mi faccio spesso in questi giorni...

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  4. Mi piace moltissimo il simbolismo dell'arciere. Rappresentazione del destino, dello spirito. E proprio vero che non possediamo niente, nemmeno le persone, neanche se sono figli. Ci prendiamo cura dei beni del creato, buoni amministratori, ma non siamo certo noi i creatori. Ottimo post Migola.

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    1. Giorgia però a volte ci illudiamo di esserlo, creatori intendo...ma la vita ci spiega tutto con il tempo!

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  5. Bellissima poesia che ho sempre amato.

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    1. Anche durante il mio matrimonio ho letto una poesia di Gibran...

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  6. Bellissima la poesia. Ma avendo una moglie che tira davvero con l'arco ora capisco perché le traiettorie di nostro figlio sono sempre più lontane da casa. Mi sa che devo parlarle... ;)
    Ciao

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  7. Carlo, so che ormai è tardi ma potresti chiederle da parte mia come accorciare la traiettoria? ;-) Un abbraccio

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  8. Ti capisco, mia cara e penso che per te sia ancora più dura.
    Però che palle 'sta storia delle frecce!! Ma chi l'ha detto che Gibran abbia poi sempre ragione?
    Io non sono mai stata e mai lo sarò, una Robin Hood in gonnella. Anche quando ero ragazzina e cercavo di farmi un arco con un bastone di nocciolo e una corda, le mie frecce facevano sempre pena e si adagiavano mollemente ai miei piedi. Però allora avrei voluto che andassero lontano, lontanissimo, adesso le voglio vicine, voglio che cadano vicine :-)
    Mariatn

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  9. Il problema non è la volontà dell'arciere ma quella della freccia!
    Se l'arco e l'arciere fanno i furbi e mettono poca forza la freccia prende su e parte da sola! ;-) Bacio

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