Le porte dell'ascensore si aprono piano, ne esce un omone enorme, il camice, che pure deve essere di una taglia con tante X prima della L, fatica a restare chiuso sulla schiena e le maniche sono troppo corte. Si toglie con un gesto di stizza la cuffietta liberando i capelli tagliati a spazzola e si passa una mano sugli occhi. Un coppia di coniugi, seduti di fronte a me in sala d'aspetto, si alza in piedi. Il linguaggio del corpo è chiaro, non ascolteranno nessuna buona notizia dall'omone vestito di verde.
La sala è piccola e aperta ed è impossibile non ascoltare.
Mi dispiace. Non c'è stato niente da fare. Ma credo che la qualità della vita sia più importante della quantità e voi le avete offerto una vita meravigliosa.
Già, caro omone, la qualità è più importante della quantità, di questo ne sono certa e questo vale per la cagnetta Shirley che non sei riuscito a salvare oggi ma vale anche per noi umani.
Solo che, nel mondo degli umani, è tutto più difficile da gestire.
Così costringiamo esseri umani ad agonie eterne per non lasciarli andare, per poter godere di una parvenza di vita che, a volte, ci chiede solo di chiudere il suo viaggio.
E non ci sembra mai giusta questa quantità, ne vogliamo sempre ancora un po'.
Qualità e quantità.
È da questa mattina che rifletto sulle parole del chirurgo.
Purtroppo il destino, in certi casi, è avaro proprio in quantità e così ci si aggrappa alla speranza che almeno quei pochi anni siano stati intensi e felici.
E a volte capita.
Questo pomeriggio ho letto un discorso funebre, in piedi immobile, nella corsia dei prodotti biologici. E ho pianto.
In mezzo alla rumorosa sfilata della vita ho pianto per una vita breve ma intensa, colorata, piena di velocità e relazioni umane.
Ho pianto perchè a quella vita era stata negata proprio solo la quantità.
Ma qualcosa mi dice che la quantità della vita è un dato che noi umani non siamo capaci di analizzare correttamente perchè, probabilmente, partiamo da una capacità di misurazione errata, perchè ci basiamo su una scala di grandezza sbagliata o ci manca semplicemente un tassello importante per vedere il quadro in tutta la sua composizione.
Così Tecnico, tra un barattolo di marmellata e le melanzane bio, ho cercato di squarciare il famoso velo che ci separa dal mondo dove ormai Adrian è entrato in tutto il suo splendore. E domani pensa solo che probabilmente lui avrà già in tasca il biglietto per il prossimo viaggio e vi sta sorridendo.
un abbraccio Migola... ;(
RispondiEliminaIl tempo per stare con chi amiamo non ci basta mai, anche quando la razionalità ci dice di lasciarli andare...
RispondiEliminaCiao mia cara,
Mariatn
Un post bellissimo e toccante.
RispondiEliminaI liked your blog, thanks for sharing this
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