Le pantegane correvano, ubriache di paura, attraversando il giardino nelle sere di fine estate.
Bestioni grigi, con gli occhietti piccoli, piccoli e gialli ma solo nel mio ricordo, che non seguivano più le normali regole della discrezione scritte nei loro millenari codici genetici.
Si buttavano nel prato cercando scampo da una distruzione totale.
Una, più terrorizzata delle altre, se possibile, si rifugiò tra i piedi di mio nonno che dovette prendere il Tavor della nonna, in dosi assurde, per calmarsi.
Era uomo di grande coraggio, diceva nonna.
Facevano piccoli gridi acuti quando trovavano ostacoli e si lasciavano dietro uno strano odore di polvere ma anche questo credo sia una distorsione dovuta alla mia fervida fantasia infantile.
Le sere magiche delle pantegane, così mi piaceva pensarle, furono per me come partecipare ad un safari in Africa, essere testimone di un esodo biblico, guardare una migrazione ciclica.
Ma da dove vengono?
Ma dove vanno?
La risposta scientifica narrava di una antica villa che stavano abbattendo a pochi metri da noi.
La fuga delle pantegane resta un mistero insoluto nella mia fantasia bambina.
Perchè vi racconto questo?
Seguire un blog comporta anche l'onere di sorbirsi ricordi a caso dell'autore.
Come sedersi su una panchina nel parco con un vecchietto nostalgico e ascoltare ricordi random. Siate felici che non ho vissuto periodi di guerra ma sappiate che ho ascoltato tanto da ragazzina...ne so tanti di seconda mano.
Interessante...
RispondiEliminaebbene si, il grido di quei toponi e' stridulo....
ma la domanda e':
ma non doveva essere il nonno a gridare?
:-)
Molto probabilmente fece un gridolino anche lui...e stridulo pure!
EliminaPovero nonno... :-)
parlare di pantegane ad un veneziano è come parlare di libeccio ad un livornese. Qui da noi con tutta la roba da mangiare che c'è nelle calli e nei canali sono onnipresenti, ne vedi anche di grandi come gatti, non hanno paura di niente (a suo tempo una pantegana ben nutrita sorpresa a rovistare in un sacchetto d'immondizia abbandonato in una calle non è indietreggiata nemmeno di fronte al mio lupo) e una volta, mentre percorrevo a lento moto con il barchino a motore il Rio della Sensa, sono stato umiliato da una di loro...che mi ha sorpassato. Cmq, simpaticissimo e molto attuale il tuo post anche perché in queste ore devo dare il tavor a Morena per via di un topolino che è entrato in cucina dal giardino sotto lo sguardo indifferente dell bretone. Ciao
RispondiEliminaSorpassato da una pantegana?? Questa non l'avevi raccontata nelle tue storie del blog!! ;-))
EliminaIo metterei il bretone a pane ed acqua...
Mi piace il tuo senso dell'umorismo (mi riferisco all'ultima parte del post).
RispondiEliminaGrazie...ma questo non ti salverà dai racconti da vecchietta nostalgica! ;-))
RispondiEliminaChe schifo.... le pantegane intendo! Noi, nella casa del paese, eravamo abbondanti in scarafaggi
RispondiEliminaio ricordo un ragazzino, caduto in un fosso, una specie di parente ( nipote della zia acquisita) che riemerso era stracolmo di sanguisughe....nel ricordo di bimba erano almeno un migliaio, in realtà, forse suo o tre...Ma ancora adesso rabbrividisco al ricordo
RispondiEliminae poi...per far rabbrividire pure voi, NE SO DI COSE ( sentite pure io raccontate da genitori, zii e nonni vari) CHE VE LE RACCOMANDO... Le donne trentine -emigrate in terra straniera per amore- alla riscossa! ( ihihihiihihihhihi)