E proprio quando tutto rallenta, e la voglia di scrivere tocca i minimi storici, in un pomeriggio anonimo arriva una telefonata inaspettata: «Hai tempo e voglia di metterti in gioco?»
Il momento, forse, non è quello ideale: ci sono tante cose in ballo — un bimbo che riempie la testa e i sogni, trasferimenti, lavoro lontano, malattie canine come piovesse — ma... puoi davvero dire di no?
Appunto. Così ti inventi una cornice capace di contenerti e, allo stesso tempo, lasciare che la fantasia spicchi il volo in totale libertà.
E così, spinte da un desiderio covato da anni, sono nate in un attimo Storie nell’arte, un appuntamento settimanale su un quotidiano che mi ha dato piena fiducia... (temerari!)
E allora via con i racconti!
Racconti dove gli animali, immersi nell’arte, diventano i veri protagonisti. Niente ambizioni da critico, pochi accenni tecnici: solo il piacere di dare vita a personaggi secondari, spesso nascosti e sempre muti.
In questi mesi sono nate: Amélie, la gazza avvolta nella neve di Monet; Cidia Pomonella, nascosta nella Canestra di frutta di Caravaggio; la tigre Palilla, che si aggira timorosa nella foresta immaginaria di Henri Rousseau; Tore (uno dei miei preferiti), che gioca teneramente nei disegni di Andy Warhol...
Potrei andare avanti all’infinito, perché ormai sono tante le bestiole che popolano i miei giorni e la memoria del mio computer.
Sono su un’arca di Noè, dove tutti si affollano per dire la loro. Che bellezza!