Gli anni scorrono via, lo dico sempre, lo dicono tutti. Ti viene in mente che devi prendere l'appuntamento. Dai che chiamo dopo, dai che chiamo domani, poi fai due conti e ti rendi conto che sono passati tre anni. Certo sono stati tre anni intensi, pieni di cose, pieni di gente, gente che è arrivata portando folate di aria fresca ed altri solo tempesta. Gente che se ne è andata, chi bene, chi male e chi molto male.
Intanto i tre anni sono lì, nero su bianco, una data incisa sull'ultima mammografia che non ammette scuse. Mentre entro nello studio, nonostante l'ansia che mi stritola lo stomaco, utilizzo la tecnica base, quella infallibile che ho imparato dalla sola ed unica maestra: spalle indietro, postura elegante, occhi negli occhi, sorriso ammaliatore e un sonoro buongiorno. A volte funziona a volte meno e poichè il monitor spia ha già rivelato il ritardo enorme accumulato, c'è poco spazio per le piacionerie.
Mi spoglio, mi sdraio e metto le mani dietro la nuca come da manuale e respiro che probabilmente sono in apnea da un quarto d'ora. Mentre la sonda fa il suo lavoro guardo il soffitto e sovrapposte al compensato bianco trascorrono tutte le immagini per cui io sono già grata e soddisfatta: sorrisi, occhi, mani, capelli, sbava, cacca e pipì e mare e neve e luci del mio mondo colorato e meraviglioso che mi circonda e immeritatamente mi ama. Un film a colori ma muto per la tensione.
Poi scorrono immagini di flebo, mani bianche, camomille, corridoi lunghissimi e notti eterne. Rumore di barelle nel corridoio. Sono due film diversi ma che proiettati in alternanza si completano e l'uno da senso all'altro, il bianco e nero bilancia il colore e ne viene fuori un effetto vintage da albori del cinema.
Mi ritrovo con una palla di scottex in mano per togliere il gel e non sorrido più ma mi sorride lui e lo prendo per un buon segno.
Esco con il mio prezioso dischetto pieno di buone notizie e finalmente respiro.
Fuori, in sala d'attesa, visi tirati e apnee ma questa è l'unica arma che abbiamo per continuare ad aggiungere scene al film da proiettare sul soffitto degli ambulatori. Forza ragazze.
Che bel modo di narrare, ironia soffice come panna, solidità di contenuti, leggerezza di immagini, sollievo per il buon esito che però non ti fa dimenticare chi ancora ci deve passare.
RispondiEliminaComplimenti
massimolegnani
(orearovescio.wp)
Grazie Massimo, bello sapere che qualcuno passa e legge con attenzione e piacere. Ben arrivato.
RispondiEliminaFilm già visti, e quando ti ritrovi con lo scottex in mano ad asciugare un gel infinito, ti abbraccersti l'ecografo che ti ha appena detto tutto ok.. ma il fiato sospeso è tuo, i battiti cardiaci pure, il respiro da trattenere un lungo viaggio nel timore di cattive risposte. Tra sei mesi prossima tortura, sperando che nel frattempo la quiete regni..
RispondiEliminaFranco, stesso riflesso di voglia di abbraccio ma credo che la categoria non apprezzi! E che la quiete regni, sempre. Un caro abbraccio.
EliminaCerto ti metto in blogroll e mi sparisci!!
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