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mercoledì 29 aprile 2020

Smart working

Sto facendo uno stage in azienda.
 È stato un po' un caso: il virus, la logistica, la mancanza di personale volontario...
Improvvisamente da casalinga svogliata mi sono ritrovata ad essere il braccio destro del capo in azienda.
 Accidenti, mi sono detta, qui ti giochi l'avvenire, cara mia.
Cogli l'occasione, dimostra quanto vali.
 Quindi fin dai primi giorni non mi sono risparmiata.
 Alle otto e trenta  puntuali si parte con la prima riunione, generalmente un briefing mattutino di crisi e subito metto in atto una strategia d'attacco con caffè latte, spremuta, pane tostato con burro e marmellata, pastiglie della pressione.
Sostengo il gioco di squadra e sfamo anche il cane del capo.
Verso le dieci inizia la routine delle riunioni pesanti e secondo le procedure già consolidate da precedenti stagisti, a detta del mio unico referente in azienda, che poi sarebbe anche il capo, è questo il momento in cui si deve dimostrare di essere performanti con caffè lunghi e corti alternati e magari rallegrati da un cioccolatino appoggiato elegantemente sul piattino della tazzina.
 Me la cavo abbastanza bene, pare. Il capo annuisce sempre e una volta mi è parso di scorgere un leggero sorriso.
Nella pausa pranzo una stagista con grandi sogni di crescita aziendale è sollecitata a fornire un pasto completo al capo che magari ne approfitta per leggere mail e messaggi non prorogabili.
Il pomeriggio di lavoro inizia alle due e ci si organizza per l'ultimo caffè prima delle telefonate fiume. Sempre nel pomeriggio il cane del capo incomincia a dare segni di insofferenza e io mi occupo di distrarlo per evitare che dica la sua in video conferenza. Pare che in questa precisa responsabilità sia stata evidenziata una mia predisposizione naturale che mi dicono verrà sicuramente valorizzata in ambito lavorativo. Mi hanno detto che è una skill importante per sperare in un futuro lavorativo nella società.
Il cane del capo ed io non abbiamo ben capito cosa vuol dire ma intanto ne abbiamo approfittato per farci una pausa in dispensa nel reparto biscotti.
Verso le sette di sera incomincio ad organizzarmi per chiudere l'ufficio ma il capo trova sempre il modo di farmi fare lo straordinario sostenendo che è una ottima occasione di approfondimento di certe tematiche affrontate durante la giornata. Quindi magari tiro fuori due patatine e due flûte di prosecco.
Alle otto in genere chiudiamo la porta dell'ufficio e andiamo a casa. In un attimo siamo sulla porta della cucina e il capo mi chiede gentilmente: cosa mi fai da cena?
Questo smart working dopo un mese e mezzo mi sembra una fregatura ma non mi arrendo. Non capita tutti i giorni una occasione simile.
Lo ha detto anche il capo.

giovedì 2 aprile 2020

Tanto per capire.

Io ho avuto la polmonite. Avevo sette anni.
 Ancora ricordo la febbre altissima che mi faceva vedere un enorme buco in cui venivo risucchiata, mentre scivolavo nel buco sentivo il mio corpo che si gonfiava partendo dalle mani e la sensazione era terribile.
Sono stata a letto un mese, sudata, affaticata, molle.
Avevo sette anni e ancora ricordo la paura.
Ma la paura più grande era quella di essere sola, di morire sola, di non avere nessuno al mio fianco a cui stringere la mano.
Potete ora capire come ascolto i Tg in queste serate assurde.
Sono in ogni letto che ci fanno intravedere e ho sette anni.

mercoledì 1 aprile 2020

Tiratemi fuori dalla gabbia

Suona la sveglia, alle sei, inesorabile.
Dalla camera da letto al soggiorno, prendendola calma calma  e passando dal garage, ci vorranno due minuti. Ma i ritmi sono importanti, dice lo Scettico.
Doccia, colazione, notizie e poi al lavoro, in una comunione di spazi che deve conciliare lo svuotamento della lavastoviglie con serissime video call, ronzii di elettrodomestici che coprono le voci in arrivo da altri continenti e lo Scettico che gestisce le tempistiche gesticolando verso di me nella lingua dei segni.
Io intanto giro come un criceto in gabbia.
 Sposto oggetti da A a B e poi da B a A.
Faccio scorte alimentari, infatti mi sono venute due guanciotte niente male.
 Accumulo in tutti i sensi.
Raccolgo, pulisco, piego, ordino, igienizzo, che è diverso da pulisco, sia chiaro.
 Ogni tanto mi appallottolo sul divano, sotto due o tre coperte e dormo cullata da problematiche di turni, cassa integrazione, sanificazione degli spazi...
Che ore sono? Emergo dal cumulo di cotone. Lo Scettico scuote la testa. Lo interpreto come un "presto, tranquilla".
Presto per cosa?
Mi riappallottolo e aggiungo uno strato di coperta.
E sogno.
Sogno di eliminare le distanze, sogno abbracci infiniti, sogno soluzioni fantasiose per gabbare il coso e produco bava. La bava è importante per giudicare la qualità del sonno.
Riemergo, tiro fuori la testa e annuso l'aria. Mi stropiccio occhi, naso, orecchie, in barba ai decreti.
Ma tu non avevi tantissime cose da fare?
Tantissime.
Ma ho troppo tempo. Io funziono solo sotto pressione. Hai mai visto un criceto sotto pressione?