Son tempi strani. Fuori e dentro la porta di casa, caos fuori e immagini tristi dentro.
Ma quando qualcosa si rompe dentro si ripara?
Guardo case sventrate e finestre sospese sul nulla e penso che le macerie interne non viene a riprenderle nessuno. Non ci sono reporter per le guerre del cuore.
Nessuno viene con l'espressione seria e ti chiede: come sta? Cosa faceva mentre esplodeva la bomba che si è portata via la sua famiglia?
Cosa facevo? Aspetti, non ricordo bene. Stavo salutando il piccolo, gli ho sussurrato: ci vediamo domani. Non c'è mai stato quel domani.
Nessuno può fare un primo piano al cratere che è rimasto nel mio cuore e senza immagini il dolore non esiste. Non esiste e non importa a nessuno.
E adesso, sotto tiro, devi pensare alla diplomazia. Dicono che è la scelta giusta.
Potrebbe essere che vedremo i risultati della diplomazia tra qualche anno ma il cratere dentro impedirà ai miei sogni di crescere e darmi cibo, intanto.
Chi ripara i crateri? Chi riempie i vuoti? Chi restituisce il sonno?
Rispondono: il tempo. Lo dicono sempre quelli che ne hanno tanto o quelli che vivono in territori neutrali.
Il tempo fa crescere erbacce, appende ragnatele, deposita polvere, ingrigisce i capelli, fa cadere i denti e ti fa pisciare in un pannolone nella casa di riposo per non disturbare le infermiere. Questo è il tempo.
E tutto questo non ha niente a che fare con la guerra della televisione, se non lo aveste capito.
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