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giovedì 6 marzo 2014

Alle mie nonne che forse avrebbero sorriso dell'otto marzo


Quando girò il chiavistello, facendolo scivolare delicatamente, intravide il verde della divisa e automaticamente abbassò lo sguardo sugli stivali. Erano stivali consumati e sporchi ma, anche così, ispiravano timore con la loro robustezza e facevano intuire la cura con cui erano stati unti e lucidati, qualche giorno prima. Pensò immediatamente ai bambini e oppose resistenza con la spalla, pensò al poco cibo che era rimasto, pensò alla fame come unico legame con gli uomini oltre il cancello. Gridavano ordini che lei capiva benissimo ma non rispose. Spinse ancora più forte e richiuse il portone. Corse in casa sperando di non sentire una raffica sulla debole serratura e si infilò in cucina. Le bambine erano spaventate, la grande piangeva seduta in un angolo, mentre la seconda cercava di distrarre il neonato, infagottato nella culla, porgendogli un cucchiaio di legno. Prese il bimbo in braccio e fece accoccolare le figlie per terra, tra le sue gambe. Sicuramente sentivano i battiti del suo cuore.
" Mama, te struchi masa el popo..." la sua secondogenita, con gli occhi da grande,  la fissava seria e preoccupata.
Ma le voci si stavano allontanando.
Quella sera il latte era scomparso dai suoi seni e il neonato pianse tutta la notte.


La strada era particolarmente polverosa, non pioveva da quasi due mesi e il calore, mescolato alla sete, faceva sembrare quel tratto di salita infinito. Le bestie ansimavano e le armi, caricate sul carro, producevano rumori metallici cupi. Vicino a lei il soldato camminava con un'espressione dura e preoccupata. Chissà cosa pensava, a chi pensava? Dopo la curva, la salita divenne ancora più dura e le bestie rallentarono affaticate. Il soldato invece allungò il passo e con un balzo si sedette sul carro. Il contraccolpo sul giogo fece fermare le vacche. Il soldato assunse un'espressione stupita, non capiva nemmeno il perchè, 'sto grullo. Lei si avvicinò, lo prese per il bavero della giacca e senza sforzo alcuno, lo rimise a terra. Mentre si fissavano negli occhi, lei schiocco la lingua due volte e gli animali, pronti, ripartirono:
" Cammina anche tu, tedesco."

Sono due aneddoti legati alla vita delle mie nonne. La prima, trentina, donna minuta e apparentemente fragile, sfollata durante la seconda guerra in Val di Non. La seconda, una possente donna toscana, con un carattere d'acciaio e due braccia degne di un culturista dei giorni nostri. Due donne distanti e diverse per cultura e carattere ma unite dal coraggio di essere madri di cinque figli, entrambe, durante uno dei periodi più difficili della nostra storia.
Io porto i loro nomi di seguito al mio e mi piace pensare che abbiano lo stesso effetto dei rafforzativi nella lingua italiana.
Mìgola Augusta Luigia.

10 commenti:

  1. Cara Mìgola, sta arrivando l'8 marzo e tutti pensiamo alle nostre donne, forse è poco pensare solo ad un giorno!!! Tutta la vita le dovremo ricordare sempre e non solo l'8 marzo
    Un abbraccio forte forte!!! io pure sta preparando un post!!!
    Tomaso

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    1. Io alle mie nonne ci penso spesso, Tomaso! Grandi donne...

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  2. Certo che noi donne moderne lottiamo contro altre difficoltà, ma quella delle nostre nonne è stata una guerra da trincea! Onore al loro ricordo.

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    1. Vero Renata! Vite durissime ma con il sorriso...onore!

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  3. Un commovente ricordo delle tue nonne.
    Certo che sei orgogliosa di portare il loro nome!!

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  4. A beautiful story of the strength of those wonderful women whose blood we carry....May we be half the women they were. Renata Chiarani

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    1. Renata...tu hai una grandissima donna ancora al fianco...un bacio

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  5. le donne saranno al sicuro solo quando si riuscirà ad educare da piccoli i nostri pargolo a considerarle delle "persone" e non delle cose da possedere.

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    1. Lunga strada Enio...io non vedo nessuna luce ancora. Siamo circondati da messaggi che vanno esattamente nella direzione opposta...

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