Sono tanti anni ormai che scarabocchio pensieri da queste parti. Penso di aver festeggiato gli undici anni di blog e i sei/sette di presenza su Faccialibro. Tanti anni di riflessioni, momenti della mia vita condivisi con persone sconosciute, messaggi in bottiglia, voglia di raccontarmi, paura dell'oblio.
Ogni tanto c'è qualcuno che mi chiede ancora: perché?
La prima volta che ho letto un blog ne sono rimasta affascinata eppure era semplicissimo, gli argomenti trattati erano lontani da ogni mio interesse. Se non ricordo male parlava di modellismo, raduni di appassionati del settore e ricordi dei tempi del militare. Roba che se avessi visto un saggio sull'argomento in libreria manco avrei allungato la mano.
Eppure questo signore mi teneva seduta scomoda davanti ad un aggeggio, all'epoca solo un pelino più misterioso che adesso, per delle ore. Aspettavo con ansia la tappa successiva del montaggio della parte A sul motore della parte B e leggevo i commenti che trovavo precisi, competenti, preziosi. Ricordo ancora che una sera chiesi al Tecnico delucidazioni su questo spazio fantastico che io, me medesima da sola, avevo scoperto in rete: "è un blog, mamma! Ce ne sono tanti... Ma allora non è un genio solitario!?
No, di geni ce n'erano parecchi sul mercato, alcuni stratosferici, divertenti, colti, frizzanti e pieni di idee. Un mondo parallelo. Quello che mi affascinava era scoprirli, cercarli, aprire il blog ed iniziare a conoscere chi si nascondeva dietro nomi fittizi, alter ego divertenti, descrizioni stringate ma intriganti.
Mi fidavo dei commenti. Quando un commento mi colpiva particolarmente per l'ironia o l'arguzia o il cinismo allora andavo a scoprirne il blog. Devo dire che in genere i post rispecchiavano il tenore dei commenti e mi si apriva un altro mondo.
Scatole cinesi infinite, blog che portavano ad altri blog in un gioco infinito di pensieri.
Non mi ricordo quando ho avuto il coraggio di lasciare il mio primo commento ma ricordo perfettamente a chi e soprattutto ricordo l'ansia, il dubbio: come mi firmo? Mica potevo mettere il mio nome in quel covo di geniali anonimi. Ma io un soprannome non lo avevo. Il mio primo commento l'ho firmato: trentina all'estero. Fantasia sfrenata...
continua...
mercoledì 28 marzo 2018
martedì 27 marzo 2018
Come i vermi...
Eccomi di ritorno. Ciclica. Come i vermi.
Lo so non è una bella metafora ma sono stati proprio loro, questa mattina mentre passeggiavo 60ChiliFelici, a farmi venire voglia di tornare da queste parti.
Loro tornano sempre, tutte le primavere, puntuali come un'invasione biblica. Escono da non so dove e a migliaia si passeggiano sul cemento di marciapiedi e strade. Sospetto un qualche evento riproduttivo ma non ne sono sicura perché sembrano farsi solo i fatti propri. Potrebbe essere un tentativo di suicidio di massa legato a qualche pratica religiosa dei vermi.
Io, che soltanto da una settimana faccio yoga ma che mi sento già sulla via dell'Illuminazione, saltello tra uno e l'altro cercando di risparmiarmi qualche reincarnazione. 60ChiliFelici è assolutamente disinteressato e li schiaccia e travolge senza remore, comunque per lui prevedo parecchie reincarnazioni ancora.
Dicevo che sono di ritorno.
Ho bisogno di pensare, ho bisogno di silenzio e di trovare qualcosa che sia più concreto e duraturo.
Sono stanca di questo frastuono di sottofondo che accompagna le nostre vite, di esperienze ed emozioni che durano cinque minuti, di pensieri e teorie usa e getta, di punti esclamativi che valgono niente e che si annullano in pochi istanti, di persone che sorridono e passano, amicizie effimere, di contenitori vuoti.
E se tutto intorno tutto cambia allora vale la pena di fermarsi e guardarsi dentro o di guardare fuori ma in modo totalmente diverso.
Ma forse sarà solo un momento come per i vermi. Loro fuori in un'orgia di luce e suoni che li ucciderà ed io sottoterra, metaforicamente sia chiaro, in riposo e riflessione.
E questa è la mia tana, silenziosa e poco frequentata, dove scrivere e pensare.
Eccomi di ritorno.
Lo so non è una bella metafora ma sono stati proprio loro, questa mattina mentre passeggiavo 60ChiliFelici, a farmi venire voglia di tornare da queste parti.
Loro tornano sempre, tutte le primavere, puntuali come un'invasione biblica. Escono da non so dove e a migliaia si passeggiano sul cemento di marciapiedi e strade. Sospetto un qualche evento riproduttivo ma non ne sono sicura perché sembrano farsi solo i fatti propri. Potrebbe essere un tentativo di suicidio di massa legato a qualche pratica religiosa dei vermi.
Io, che soltanto da una settimana faccio yoga ma che mi sento già sulla via dell'Illuminazione, saltello tra uno e l'altro cercando di risparmiarmi qualche reincarnazione. 60ChiliFelici è assolutamente disinteressato e li schiaccia e travolge senza remore, comunque per lui prevedo parecchie reincarnazioni ancora.
Dicevo che sono di ritorno.
Ho bisogno di pensare, ho bisogno di silenzio e di trovare qualcosa che sia più concreto e duraturo.
Sono stanca di questo frastuono di sottofondo che accompagna le nostre vite, di esperienze ed emozioni che durano cinque minuti, di pensieri e teorie usa e getta, di punti esclamativi che valgono niente e che si annullano in pochi istanti, di persone che sorridono e passano, amicizie effimere, di contenitori vuoti.
E se tutto intorno tutto cambia allora vale la pena di fermarsi e guardarsi dentro o di guardare fuori ma in modo totalmente diverso.
Ma forse sarà solo un momento come per i vermi. Loro fuori in un'orgia di luce e suoni che li ucciderà ed io sottoterra, metaforicamente sia chiaro, in riposo e riflessione.
E questa è la mia tana, silenziosa e poco frequentata, dove scrivere e pensare.
Eccomi di ritorno.
giovedì 21 settembre 2017
Quote rosa nell'arte
Va bene, ammetto che sono immersa ormai da qualche mese, preparando DEA ( la donna e la sua evoluzione nell'arte) in un mondo tutto al femminile e sicuramente, questa visione unica, sta influenzando i miei pensieri.
Mi sono imbarcata, come sguattero diligente, in un viaggio lungo e difficilissimo e ho inforcato degli occhialini rosa che amplificano la mia sensibilità al quotidiano.
Così facendo mi guardo e guardo le donne che mi circondano con interesse rinnovato.
Sono più attenta alle loro parole.
Strano visto che vivo di immagini.
Le immagini che riempiono le mie giornate sono in maggioranza immagini pensate e realizzate da uomini per altri uomini.
Ecco la chiave.
Queste donne, questi corpi, sono costretti in rigidi canoni dettati da uomini e per farsi sentire, per farsi capire devono ricorrere a trucchi astuti, ricorrere a linguaggi criptati e utilizzare codici segreti.
Più sono rinchiuse queste donne e più, paradossalmente, sono libere.
Le percepisco con emozione immensa nelle mani dipinte sulle grotte.
Ne sento la forza attraverso graffi incisi a fatica nella pietra.
Mi parlano con segni ripetuti su vasi antichi.
Le ritrovo piccolissime nascoste nelle lettere di codici miniati che si raccontano solo a chi sa aprire gli occhi.
Le leggo in piccoli punti preziosi sulle spalle di altissimi prelati.
Le scopro nascoste nei capitelli medioevali che ribadiscono la forza generatrice attraverso gesti solo apparentemente osceni.
Tra mosaici immobili e dorati...
Ed è questa forza incontenibile, questo potere generatore che ha terrorizzato il mondo maschile nei secoli. Un mistero buio ed immenso racchiuso nel ventre delle donne. Un potere da controllare, gestire, incanalare per paura di esserne travolti e forse annientati.
Questo corpo femminile usato come uno stendardo per mandare messaggi. Attenzione pericolo. Attenzione peccato. Attento uomo.
Messaggi tra uomini come compagni di sventura nel mare in tempesta. Attento alle sirene, uomo.
Vedete come questi miei occhiali rosa mi trasportano lontano?
E sono solo all'inizio del viaggio.
Mi sono imbarcata, come sguattero diligente, in un viaggio lungo e difficilissimo e ho inforcato degli occhialini rosa che amplificano la mia sensibilità al quotidiano.
Così facendo mi guardo e guardo le donne che mi circondano con interesse rinnovato.
Sono più attenta alle loro parole.
Strano visto che vivo di immagini.
Le immagini che riempiono le mie giornate sono in maggioranza immagini pensate e realizzate da uomini per altri uomini.
Ecco la chiave.
Queste donne, questi corpi, sono costretti in rigidi canoni dettati da uomini e per farsi sentire, per farsi capire devono ricorrere a trucchi astuti, ricorrere a linguaggi criptati e utilizzare codici segreti.
Più sono rinchiuse queste donne e più, paradossalmente, sono libere.
Le percepisco con emozione immensa nelle mani dipinte sulle grotte.
Ne sento la forza attraverso graffi incisi a fatica nella pietra.
Mi parlano con segni ripetuti su vasi antichi.
Le ritrovo piccolissime nascoste nelle lettere di codici miniati che si raccontano solo a chi sa aprire gli occhi.
Le leggo in piccoli punti preziosi sulle spalle di altissimi prelati.
Le scopro nascoste nei capitelli medioevali che ribadiscono la forza generatrice attraverso gesti solo apparentemente osceni.
Tra mosaici immobili e dorati...
Ed è questa forza incontenibile, questo potere generatore che ha terrorizzato il mondo maschile nei secoli. Un mistero buio ed immenso racchiuso nel ventre delle donne. Un potere da controllare, gestire, incanalare per paura di esserne travolti e forse annientati.
Questo corpo femminile usato come uno stendardo per mandare messaggi. Attenzione pericolo. Attenzione peccato. Attento uomo.
Messaggi tra uomini come compagni di sventura nel mare in tempesta. Attento alle sirene, uomo.
Vedete come questi miei occhiali rosa mi trasportano lontano?
E sono solo all'inizio del viaggio.
lunedì 21 agosto 2017
Quartiere tipico americano- alba- interno cucina-luce artificiale-utilizzo comparsa cane- scena 1- serie 34 esima
Il caffè, il bicchiere per la spremuta, pane tostato, la marmellata, un avanzo di marmellata di arance, tristissima. Eppure avevo comperato della marmellata. Eccola, ai mirtilli e pure selvaggi. Oggi esageriamo. Due tazze spaiate, mai una volta che ce ne siano due pulite uguali. Tazze vicino ai bicchieri, vicino ai piattini. Il burro salato che con i mirtilli è la morte sua.
Intanto, in fondo alla cucina, vicino alla porta finestra il cane sbava.
Arrivo, aspetta un attimo, lo Scettico oggi è in priorità.
Posate, tovaglioli.
Urca e le pastiglie. Pressione, aspirinetta, magnesio, vitamina D.
La pozza di bava sotto il cane si allarga.
Biip. Il tostapane sputa fuori le due fette di pane.
Driin. Il micronde mi avvisa che il latte è tiepido.
Woof. Se non si materializzano le crocchelle in due nanosecondi non rispondo delle mie azioni.
Peso le crocchelle con la precisione di un farmacista e ne tolgo due per il woof inopportuno.
Mentre il bavoso si impegna in una convincente imitazione di David Copperfield con teletrasporto di crocchelle io cerco lo zucchero, gli occhiali, il telefono e aspetto.
Lo Scettico, pettinato, lavato e profumato si materializza insieme all'ultima crocchella. Tempismo perfetto.
Caffè nella tazza, latte nel caffè. Mi siedo.
Ci sono i suoi occhi di fronte a me, c'è il suo profumo, il calore della doccia che ancora gli sta intorno come un alone. Ci sono le sue mani.
Mi devo dare una mossa.
C'è il suo sorriso immancabile nonostante l'ora o la stanchezza o entrambe. Indipendentemente dalla meteo, dai problemi, dai malesseri.
Alza gli occhi e mi sorride.
Sei bella questa mattina.
Esattamente così.
Perfettamente così.
E oggi c'è pure l'eclisse. Non ci facciamo mancare niente per il nostro anniversario.
Buon trentaquattresimo, Scettico.
Intanto, in fondo alla cucina, vicino alla porta finestra il cane sbava.
Arrivo, aspetta un attimo, lo Scettico oggi è in priorità.
Posate, tovaglioli.
Urca e le pastiglie. Pressione, aspirinetta, magnesio, vitamina D.
La pozza di bava sotto il cane si allarga.
Biip. Il tostapane sputa fuori le due fette di pane.
Driin. Il micronde mi avvisa che il latte è tiepido.
Woof. Se non si materializzano le crocchelle in due nanosecondi non rispondo delle mie azioni.
Peso le crocchelle con la precisione di un farmacista e ne tolgo due per il woof inopportuno.
Mentre il bavoso si impegna in una convincente imitazione di David Copperfield con teletrasporto di crocchelle io cerco lo zucchero, gli occhiali, il telefono e aspetto.
Lo Scettico, pettinato, lavato e profumato si materializza insieme all'ultima crocchella. Tempismo perfetto.
Caffè nella tazza, latte nel caffè. Mi siedo.
Ci sono i suoi occhi di fronte a me, c'è il suo profumo, il calore della doccia che ancora gli sta intorno come un alone. Ci sono le sue mani.
Mi devo dare una mossa.
C'è il suo sorriso immancabile nonostante l'ora o la stanchezza o entrambe. Indipendentemente dalla meteo, dai problemi, dai malesseri.
Alza gli occhi e mi sorride.
Sei bella questa mattina.
Esattamente così.
Perfettamente così.
E oggi c'è pure l'eclisse. Non ci facciamo mancare niente per il nostro anniversario.
Buon trentaquattresimo, Scettico.
venerdì 5 maggio 2017
Un adorabile zibaldone di affetto
Siamo nate a poco più di un mese di distanza. Lei per prima e quindi, come tutti i fratelli maggiori, con una attitudine al comando nei miei confronti ma anche con la convinzione di dovermi proteggermi da ogni pericolo vero o immaginario.
Bionda e nordica io, capelli nerissimi e mediterranea lei, occhi azzurri in tandem e parecchi pezzi di DNA in comune.
Lei, da bambina, ha lunghi capelli neri lisci che mi incantano anche perché io sono invece abbonata ad un taglio da militare che va, secondo la stagione, da uno a due centimetri di lunghezza per una strana convinzione di mia madre che i capelli, se sottoposti a trattamento mensile dal barbiere della caserma, si irrobustiranno magicamente.
Lei ha denti piccoli bianchi e perfetti che paragonati ai miei sembrano perle di una collana, sorride e ride in maniera contagiosa.
Lei è la mia bellezza, la mia amica del cuore, la sorella che non ho, il mio alter ego, lo specchio in cui vedere i cambiamenti e le trasformazioni.
I lunghi mesi invernali scorrono lenti prima di poterci ritrovare durante le vacanze estive ed entrare finalmente nel nostro mondo simbiotico.
Ci sono tanti chilometri che ci separano ed io sogno di diventare grande in fretta per poter prendere la macchina da sola e finalmente andare a trovarla quando voglio. Ricordo ancora che molte sere spenta la luce prima di addormentarmi cerco di ripercorrere con la mente la strada da Trento a Mezzana e in genere mi addormento sotto Rovereto.
Non ci sono i social, non c'è Skype, niente telefonini ad accompagnare la nostra adolescenza. Il telefono è cosa da grandi e con quello ci parlano i grandi e non a lungo perché si spende. Ci scriviamo ma le lettere ci mettono tanto ad andare e tornare e più che frasi coerenti il foglio si riempie di disegni, faccine, cose buffe, fiori e foglie secche.
Quando ci ritroviamo la magia si ripete sempre e in un attimo siamo inseparabili, cugine e sorelle allo stesso tempo.
Se apro il cassetto della memoria con scritto il tuo nome ci trovo incredibili ricordi, momenti unici vissuti insieme, sbornie precocissime, marachelle memorabili, pomeriggi passati in castigo, spettacoli, zuffe, gite, gelati, bagni, lucciole, serate danzanti, segreti sussurrati, i primi amori raccontati sottovoce. Un adorabile zibaldone di affetto.
Poi siamo diventate grandi e la vita ci ha richiamato all'ordine. Sono arrivati i figli, gli impegni ed io ho aggiunto chilometri, tanti chilometri, alla nostra lontananza ma c'è sempre quel filo magico che ci unisce e noi ci mettiamo solo un attimo a ritrovare la nostra simbiosi, ancora.
Come oggi.
Buon compleanno cugina.
Bionda e nordica io, capelli nerissimi e mediterranea lei, occhi azzurri in tandem e parecchi pezzi di DNA in comune.
Lei, da bambina, ha lunghi capelli neri lisci che mi incantano anche perché io sono invece abbonata ad un taglio da militare che va, secondo la stagione, da uno a due centimetri di lunghezza per una strana convinzione di mia madre che i capelli, se sottoposti a trattamento mensile dal barbiere della caserma, si irrobustiranno magicamente.
Lei ha denti piccoli bianchi e perfetti che paragonati ai miei sembrano perle di una collana, sorride e ride in maniera contagiosa.
Lei è la mia bellezza, la mia amica del cuore, la sorella che non ho, il mio alter ego, lo specchio in cui vedere i cambiamenti e le trasformazioni.
I lunghi mesi invernali scorrono lenti prima di poterci ritrovare durante le vacanze estive ed entrare finalmente nel nostro mondo simbiotico.
Ci sono tanti chilometri che ci separano ed io sogno di diventare grande in fretta per poter prendere la macchina da sola e finalmente andare a trovarla quando voglio. Ricordo ancora che molte sere spenta la luce prima di addormentarmi cerco di ripercorrere con la mente la strada da Trento a Mezzana e in genere mi addormento sotto Rovereto.
Non ci sono i social, non c'è Skype, niente telefonini ad accompagnare la nostra adolescenza. Il telefono è cosa da grandi e con quello ci parlano i grandi e non a lungo perché si spende. Ci scriviamo ma le lettere ci mettono tanto ad andare e tornare e più che frasi coerenti il foglio si riempie di disegni, faccine, cose buffe, fiori e foglie secche.
Quando ci ritroviamo la magia si ripete sempre e in un attimo siamo inseparabili, cugine e sorelle allo stesso tempo.
Se apro il cassetto della memoria con scritto il tuo nome ci trovo incredibili ricordi, momenti unici vissuti insieme, sbornie precocissime, marachelle memorabili, pomeriggi passati in castigo, spettacoli, zuffe, gite, gelati, bagni, lucciole, serate danzanti, segreti sussurrati, i primi amori raccontati sottovoce. Un adorabile zibaldone di affetto.
Poi siamo diventate grandi e la vita ci ha richiamato all'ordine. Sono arrivati i figli, gli impegni ed io ho aggiunto chilometri, tanti chilometri, alla nostra lontananza ma c'è sempre quel filo magico che ci unisce e noi ci mettiamo solo un attimo a ritrovare la nostra simbiosi, ancora.
Come oggi.
Buon compleanno cugina.
lunedì 24 aprile 2017
Tempo
Oggi è il tuo compleanno.
Se tu fossi su Faccialibro, cosa assolutamente ipotetica ed improbabile, avresti diritto al tuo mini video di qualche secondo, fatto meccanicamente da un algoritmo studiato da un qualunque ingegnere indiano, in una qualunque californiana giornata di sole. Musichetta allegra e sempliciotta, palloncini e coriandoli, foto a caso e auguri di rigore. Chissà che foto avresti messo sul tuo profilo? Cani, selvaggina, montagne, fiori? Le foto dei tuoi quadri, colorati e senza prospettiva, di cui andavi fierissimo? Ti saresti iscritto a gruppi tipo: caccia ieri, oggi e domani, amanti del setter inglese...o forse no, meglio di no perché i commenti ti avrebbero talmente infastidito da voler scrivere parolacce a schema libero.
Oggi è il tuo compleanno.
Nessun video, niente palloncini ne coriandoli. E comunque le feste di compleanno ti lasciavano perplesso, erano un'invenzione troppo recente per te, una conseguenza del benessere, un accessorio moderno. Quando eri bambino non c'erano festicciole di compleanno, no regali, no celebrazioni. Celebrazioni per cosa poi? Le nascite si susseguivano ad un ritmo naturale e cadenzato, mica erano un miracolo come adesso. Tu eri il primo ma non il vero primogenito, quello aveva lasciato la culla vuota molto presto, poi c'era stato un secondo, un terzo, un quarto, un quinto...e cosa si doveva celebrare? Forse ti avranno regalato qualche ricordo seduti vicino al focolare in una freddina serata di Aprile. Forse il nonno si sarà divertito a raccontarti qualche storia legata al tuo arrivo, ti avrà vezzeggiato dicendoti quanto eri grande e forte appena nato e lisciandosi i baffoni si sarà divertito ad inventare aneddoti sulla tua prima infanzia: storie di bisce e cinghiali, di temporali memorabili, di terremoti, di contadini strambi e preti che alzavano il gomito. E questo sì che sarebbe stato sicuramente un bel regalo.
Perché il tempo dedicato a te, in un'epoca arida di tempo libero, sarebbe stato qualcosa di speciale e prezioso.
Io non posso più regalati tempo, papà. Quello è finito. Ma posso regalati ricordi, come ho fatto oggi.
Buon compleanno, papà.
Se tu fossi su Faccialibro, cosa assolutamente ipotetica ed improbabile, avresti diritto al tuo mini video di qualche secondo, fatto meccanicamente da un algoritmo studiato da un qualunque ingegnere indiano, in una qualunque californiana giornata di sole. Musichetta allegra e sempliciotta, palloncini e coriandoli, foto a caso e auguri di rigore. Chissà che foto avresti messo sul tuo profilo? Cani, selvaggina, montagne, fiori? Le foto dei tuoi quadri, colorati e senza prospettiva, di cui andavi fierissimo? Ti saresti iscritto a gruppi tipo: caccia ieri, oggi e domani, amanti del setter inglese...o forse no, meglio di no perché i commenti ti avrebbero talmente infastidito da voler scrivere parolacce a schema libero.
Oggi è il tuo compleanno.
Nessun video, niente palloncini ne coriandoli. E comunque le feste di compleanno ti lasciavano perplesso, erano un'invenzione troppo recente per te, una conseguenza del benessere, un accessorio moderno. Quando eri bambino non c'erano festicciole di compleanno, no regali, no celebrazioni. Celebrazioni per cosa poi? Le nascite si susseguivano ad un ritmo naturale e cadenzato, mica erano un miracolo come adesso. Tu eri il primo ma non il vero primogenito, quello aveva lasciato la culla vuota molto presto, poi c'era stato un secondo, un terzo, un quarto, un quinto...e cosa si doveva celebrare? Forse ti avranno regalato qualche ricordo seduti vicino al focolare in una freddina serata di Aprile. Forse il nonno si sarà divertito a raccontarti qualche storia legata al tuo arrivo, ti avrà vezzeggiato dicendoti quanto eri grande e forte appena nato e lisciandosi i baffoni si sarà divertito ad inventare aneddoti sulla tua prima infanzia: storie di bisce e cinghiali, di temporali memorabili, di terremoti, di contadini strambi e preti che alzavano il gomito. E questo sì che sarebbe stato sicuramente un bel regalo.
Perché il tempo dedicato a te, in un'epoca arida di tempo libero, sarebbe stato qualcosa di speciale e prezioso.
Io non posso più regalati tempo, papà. Quello è finito. Ma posso regalati ricordi, come ho fatto oggi.
Buon compleanno, papà.
lunedì 17 aprile 2017
In viaggio
Quando perdiamo qualcuno che amiamo questa mancanza scava, come una piccola talpa, piccole gallerie nel nostro cuore. Lei lavora in silenzio, scava, toglie materiale, indebolisce il terreno e poi, improvvisamente, esce a prendere aria. Improvvisamente si forma una montagnola di terra, il segno tangibile di tutto il lavoro nascosto.
La mancanza funziona così.
Giorni e giorni di lavoro silenzioso nel nostro cuore e poi una frana di ricordi che non è possibile arginare in nessun modo.
Tutti i giorni la loro mancanza si manifesta in un piccolo segno, un odore, un oggetto, un ricordo ma quando arriva questo giorno tutto esce, tutto risale. I ricordi si sovrappongono e le immagini sono vivide e dolorose, ancora e ancora. Dieci anni di assenza per papà, sei anni per mamma. Lo stesso giorno scelto per partire come un appuntamento, un viaggio programmato. Ed è così che mi piace immaginarli, in viaggio.
La mancanza funziona così.
Giorni e giorni di lavoro silenzioso nel nostro cuore e poi una frana di ricordi che non è possibile arginare in nessun modo.
Tutti i giorni la loro mancanza si manifesta in un piccolo segno, un odore, un oggetto, un ricordo ma quando arriva questo giorno tutto esce, tutto risale. I ricordi si sovrappongono e le immagini sono vivide e dolorose, ancora e ancora. Dieci anni di assenza per papà, sei anni per mamma. Lo stesso giorno scelto per partire come un appuntamento, un viaggio programmato. Ed è così che mi piace immaginarli, in viaggio.
lunedì 30 gennaio 2017
Mi mancava l'evidenziatore
Mi accorgo con tristezza che sono mesi che non scrivo.
Ma se non me ne sono accorta prima vuol dire che non mi mancava?
No, non funziona così.
Funziona esattamente al contrario: meno scrivi più senti un blocco, più senti il blocco e più credi di non aver niente da dire e quando pensi di non aver niente da dire ti senti vuota e arida e se sei vuota e arida eviti perfino di aprirlo, il blog.
Ma ti manca.
Avete presente quella bruttissima sensazione che si prova quando sai di aver mancato nei confronti di qualcuno? Lo sai perfettamente, la tua vocina interna quotidianamente di dice: ne vogliamo parlare? Ti pare bello? Tu fai finta di niente e cerchi perfino delle scusanti.
Ogni volta che aprivo il blog il magone mi assaliva.
Domani scrivo. La settimana prossima scrivo.
Scrivo.
Ed eccomi.
Scrivo.
Evito di farvi il riassunto delle puntate mancanti e riparto come se niente fosse. In ogni caso non aspettatevi eventi traumatici, stravolgimenti o calamità.
Qui la vita è andata avanti senza grossi sconquassi.
Siamo in tre adesso visto che Cucciolo ci ha raggiunti nella nostra vita americana. Si è velocemente trasformato da elegante studente svizzero in sbragato e rilassato studente americano senza apparenti traumi. Io, leggermente invidiosa del suo status, cerco di trasformarmi in studentessa americana ma mi viene molto bene solo la parte passeggio nei lunghissimi corridoi con caffè gigante in mano. Vi racconterò.
Abbiamo un nuovo compagno peloso che riempie i nostri giorni ma soprattutto le nostre notti e che si chiama Django ( pronuncia all'americana Djengo, con la e leggermente strascicata) un "delicato" cucciolo di Bovaro che letteralmente lievita sotto i nostri occhi.
La vita scorre ed io la inseguo con i soliti dubbi e gli stessi entusiasmi.
Raccontarla a voi e a me stessa però la rende forse più leggera.
Il blog come un grosso evidenziatore giallo che sottolinea le parole chiave, i concetti importanti e ti aiuta a non dimenticare.
Ecco perché ho deciso di tornare.
Mi mancava l'evidenziatore.
Ma se non me ne sono accorta prima vuol dire che non mi mancava?
No, non funziona così.
Funziona esattamente al contrario: meno scrivi più senti un blocco, più senti il blocco e più credi di non aver niente da dire e quando pensi di non aver niente da dire ti senti vuota e arida e se sei vuota e arida eviti perfino di aprirlo, il blog.
Ma ti manca.
Avete presente quella bruttissima sensazione che si prova quando sai di aver mancato nei confronti di qualcuno? Lo sai perfettamente, la tua vocina interna quotidianamente di dice: ne vogliamo parlare? Ti pare bello? Tu fai finta di niente e cerchi perfino delle scusanti.
Ogni volta che aprivo il blog il magone mi assaliva.
Domani scrivo. La settimana prossima scrivo.
Scrivo.
Ed eccomi.
Scrivo.
Evito di farvi il riassunto delle puntate mancanti e riparto come se niente fosse. In ogni caso non aspettatevi eventi traumatici, stravolgimenti o calamità.
Qui la vita è andata avanti senza grossi sconquassi.
Siamo in tre adesso visto che Cucciolo ci ha raggiunti nella nostra vita americana. Si è velocemente trasformato da elegante studente svizzero in sbragato e rilassato studente americano senza apparenti traumi. Io, leggermente invidiosa del suo status, cerco di trasformarmi in studentessa americana ma mi viene molto bene solo la parte passeggio nei lunghissimi corridoi con caffè gigante in mano. Vi racconterò.
Abbiamo un nuovo compagno peloso che riempie i nostri giorni ma soprattutto le nostre notti e che si chiama Django ( pronuncia all'americana Djengo, con la e leggermente strascicata) un "delicato" cucciolo di Bovaro che letteralmente lievita sotto i nostri occhi.
La vita scorre ed io la inseguo con i soliti dubbi e gli stessi entusiasmi.
Raccontarla a voi e a me stessa però la rende forse più leggera.
Il blog come un grosso evidenziatore giallo che sottolinea le parole chiave, i concetti importanti e ti aiuta a non dimenticare.
Ecco perché ho deciso di tornare.
Mi mancava l'evidenziatore.
mercoledì 14 settembre 2016
Macchie
Ho pensieri complicati in questi giorni.
Ghirigori di emozioni che si sviluppano e si attorcigliano anche solo guardando vecchie macchie di sporco dimenticate sul pavimento.
Basterebbe un colpo di straccio? La fate semplice voi.
Sono complicata in questo momento, come non lo sono mai stata. Io che mi vantavo di essere una semplice.
Un po' come mi è successo con la vista. Ti vanti di vederci benissimo, fai la furba con lo Scettico che non legge i numeri della sveglia e bang, incominci a non vederci niente e ti devi far leggere gli ingredienti e il prezzo dei prodotti da Kroger, dalle vecchiette previdenti con gli occhialetti fashion. Pensi di essere una semplice e di veleggiare alla grande attraverso le tempestine quotidiane e bang, sballottata e senza punti di riferimento.
Ho pensieri che litigano in questi giorni. A volte li lascio fare e altre cerco di metterci una fine ma loro, i subdoli, fanno finta di fare pace e poi giri l'occhio e si menano sul pavimento, vicino alla macchia di prima.
I pensieri complicati lavorano dentro, silenziosi.
Piccole talpe che scavano nella pancia. Quando escono lasciano il segno. Le aspetto.
Passo vicino alla macchia ma non sono ancora pronta a passare il mocio.
Mi sono messa in castigo da sola.
Ghirigori di emozioni che si sviluppano e si attorcigliano anche solo guardando vecchie macchie di sporco dimenticate sul pavimento.
Basterebbe un colpo di straccio? La fate semplice voi.
Sono complicata in questo momento, come non lo sono mai stata. Io che mi vantavo di essere una semplice.
Un po' come mi è successo con la vista. Ti vanti di vederci benissimo, fai la furba con lo Scettico che non legge i numeri della sveglia e bang, incominci a non vederci niente e ti devi far leggere gli ingredienti e il prezzo dei prodotti da Kroger, dalle vecchiette previdenti con gli occhialetti fashion. Pensi di essere una semplice e di veleggiare alla grande attraverso le tempestine quotidiane e bang, sballottata e senza punti di riferimento.
Ho pensieri che litigano in questi giorni. A volte li lascio fare e altre cerco di metterci una fine ma loro, i subdoli, fanno finta di fare pace e poi giri l'occhio e si menano sul pavimento, vicino alla macchia di prima.
I pensieri complicati lavorano dentro, silenziosi.
Piccole talpe che scavano nella pancia. Quando escono lasciano il segno. Le aspetto.
Passo vicino alla macchia ma non sono ancora pronta a passare il mocio.
Mi sono messa in castigo da sola.
giovedì 30 giugno 2016
Thanatos...ma per finta.
Ma non scrivi più? Come mai non scrivi? Perché non aggiorni? Cosa succede?
Dire che ho il blocco dello scrittore mi sembra pomposo. Scrittore di che?
Dire che non ho tempo, che ho un sacco di cose da fare, tanti progetti nei cassetti mi pare un filino esagerato. C'ho talmente tanto tempo che li metto a posto i cassetti, in questo periodo. Tutte le mutande a sinistra, i calzini in fila a destra e in mezzo le calze di nylon tutte appallottolate ( ma quante doppie ha questa parola?)
Dire che...
Cosa vi devo dire? Che forse non mi soddisfa più raccontarvi gli aneddoti di vita quotidiana con lo Scettico sullo sfondo, che la mancanza di Pelosone raffredda il cuore in maniera proporzionale alla pulizia dei tappeti. Penso che se fossi una mente matematica potrei scrivere una formula che spiega il rapporto tra la scomparsa del suo pelo e la curva del mio morale, qualcosa tipo così :
Dove L sta per Lui ( quando c'era LUI), x è il quantitativo di pelo sparso al minuto ...
Comunque, pelo e matematica a parte, restano queste pagine vuote, giorno dopo giorno che lo ammetto fanno proprio tristezza.
Sarà che sono in una fase delicata della vita ( questa è bella come scusa, me la segno!), una di quelle fasi in cui tiri le somme ( ancora la matematica, strano!) ma vorrei passare ad un livello superiore, raccontare qualcosa in più, trasmettere meglio i miei pensieri e sono piena di dubbi.
Ecco il punto è proprio questo. Sono piena di dubbi.
Talmente dubbiosa che non riesco a decidere niente. Non ponetemi nessun quesito in questi giorni perché entro in un loop assurdo e la mente rimbalza come una pallina da flipper sulle due o più possibili soluzioni.
Quando lo Scettico inizia con: " Allora, cosa facciamo con..." parte l'ansia. E la tentazione è quella di mettere in atto quella tecnica geniale, dai quella degli opossum, la tanatosi ( grazie amica etologa!),
che uno si butta per terra e fa finta di essere morto e gli altri continuano a fargli domande ma dopo un po' si stufano e vanno a lavorare...
Ecco! Il mio blog è in uno stato di tanatosi. Sembra morto ma non lo è.
Ma lo capiscono solo gli esperti.
Dire che ho il blocco dello scrittore mi sembra pomposo. Scrittore di che?
Dire che non ho tempo, che ho un sacco di cose da fare, tanti progetti nei cassetti mi pare un filino esagerato. C'ho talmente tanto tempo che li metto a posto i cassetti, in questo periodo. Tutte le mutande a sinistra, i calzini in fila a destra e in mezzo le calze di nylon tutte appallottolate ( ma quante doppie ha questa parola?)
Dire che...
Cosa vi devo dire? Che forse non mi soddisfa più raccontarvi gli aneddoti di vita quotidiana con lo Scettico sullo sfondo, che la mancanza di Pelosone raffredda il cuore in maniera proporzionale alla pulizia dei tappeti. Penso che se fossi una mente matematica potrei scrivere una formula che spiega il rapporto tra la scomparsa del suo pelo e la curva del mio morale, qualcosa tipo così :
Dove L sta per Lui ( quando c'era LUI), x è il quantitativo di pelo sparso al minuto ...
Comunque, pelo e matematica a parte, restano queste pagine vuote, giorno dopo giorno che lo ammetto fanno proprio tristezza.
Sarà che sono in una fase delicata della vita ( questa è bella come scusa, me la segno!), una di quelle fasi in cui tiri le somme ( ancora la matematica, strano!) ma vorrei passare ad un livello superiore, raccontare qualcosa in più, trasmettere meglio i miei pensieri e sono piena di dubbi.
Ecco il punto è proprio questo. Sono piena di dubbi.
Talmente dubbiosa che non riesco a decidere niente. Non ponetemi nessun quesito in questi giorni perché entro in un loop assurdo e la mente rimbalza come una pallina da flipper sulle due o più possibili soluzioni.
Quando lo Scettico inizia con: " Allora, cosa facciamo con..." parte l'ansia. E la tentazione è quella di mettere in atto quella tecnica geniale, dai quella degli opossum, la tanatosi ( grazie amica etologa!),
che uno si butta per terra e fa finta di essere morto e gli altri continuano a fargli domande ma dopo un po' si stufano e vanno a lavorare...
Ecco! Il mio blog è in uno stato di tanatosi. Sembra morto ma non lo è.
Ma lo capiscono solo gli esperti.
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