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mercoledì 28 agosto 2013

Safīnat al-barr

A Gerusalemme sono già in coda per la distribuzione delle maschere anti-gas.


 

Il Tecnico mi chiama sorridendo da una terrazza ventosa e verde che abbraccia tutta Tel Aviv e mi parla di politica internazionale con entusiasmo e leggerezza.
Mi racconta di  Gerusalemme, della sua bellezza magica, delle contraddizioni che la plasmano, dei colori, dell'amico trasformato davanti al muro, in dialogo con Dio.

 

 
 
Poi parliamo di grammatica e di verbi.
 La lingua di un popolo racconta molto della sua storia e così scopro, senza meravigliarmene troppo, che l'ebraico moderno non concepisce una vera e propria costruzione verbale al futuro.
 
 
Ridiamo dei dromedari e del loro carattere che, perfettamente, si adatta alla filosofia di vita dei beduini.
 
 
 
 
La storia passa lontana, li sfiora, a volte, come un parassita, li disturba e tenta di pungerli, ma basta una scrollata, una rotolata nella sabbia, e si può riprendere la strada. Lentamente, con ritmi secolari, perchè qui non c'è fretta, non ci sono ore ma giorni e stagioni. Tempo di acqua e tempo di sete.
 
 
 
 
A Gerusalemme distribuiscono le maschere anti-gas e il Tecnico impara dai dromedari, macina strada, osserva e sputa( metaforicamente) sulla storia contemporanea.
 
 
 
Lo Scettico, immerso nella storia, tiene d'occhio lo spazio aereo.
 
 
 
 
 
 
 
 

martedì 27 agosto 2013

Sans papiers

Ho sognato che nevicava.
 Era agosto, come effettivamente è, ma nevicava a larghe falde ed io cantavo Bianco Natale, stonata anche nel sogno per dare quel tocco di veridicità che non guasta.
Ero seduta sui gradini di una stretta scalinata e un anziano signore, che scendeva le scale, mi ha fatto la carità lasciando delle monetine.
Mi sono messa a ridere e l'ho ringraziato.
Questa notte ero una clochard.

Senza fissa dimora, sans papiers, senza copertura sanitaria, senza documenti validi, tutto questo l'ho già vissuto e probabilmente ricapiterà a breve. Ci sono stati momenti in cui ho dovuto spiegare situazioni complicate a rigidi burocrati, senza ricevere mai un sorriso.
 Società d'oltreoceano con sede tedesca ma esigenze di residenza francese causa forte dipendenza dalla lingua italiana...prova a spiegarlo!
Fortunatamente sempre con le spalle ben coperte e con la certezza che, in fondo, nel bisogno, avrei potuto mandare al diavolo l'ottusa burocrazia europea e farmi curare dove, come e quando volevo.
Possibilità negata a tanti, troppi, veri sans papiers.
Straniera in terra straniera. Straniera in terra natale. Straniera in trasferta. Straniera frontaliera.
Ma non ancora clochard.

Forse nell'animo.

Nelle orecchie la voce di mamma che mi rincorre sulla porta di casa: " Mìgola, non uscirai mica vestita così?! Sembri una barbona!





venerdì 23 agosto 2013

Viaggi in pillole

Ieri sono stata sul Mar Rosso.
Il deserto della Giordania, a destra, si tuffa incosciente nel mare, tingendolo di rosa.
L'Egitto, in lontananza, si fonde con il cielo e pare proprio di toccarlo, anche stando comodamente seduta su una sdraio in terra israeliana.
Nessuna nuvola disturba il cielo della baia di Eilat e solo gli aerei che, assurdamente atterrano nel cuore della città, ne interrompono l'assoluta azzurrità.
Il vento del deserto è caldo e profumato di spezie e di caffè.
Ho la testa piena di sogni di beduini e cammelli e tende nell'oasi.

Quando la connessione Skype si interrompe...è dura ritrovarsi in Alsazia!

mercoledì 21 agosto 2013

Disse: vieni in spiaggia con me?

Disse: vieni in spiaggia con me?
Era magrissimo, gli occhiali con una montatura scura segnavano gli zigomi e nascondevano gli occhi verdi.
Teneva il telo da spiaggia buttato su una spalla, un gesto studiato per darsi un'aria rilassata.
Spalle grandi.
Capelli neri, corti, troppo pettinati.
Disse: ho già chiesto il permesso a tuo zio.
Lei era sdraiata a leggere. Si chiese come declinare l'invito e non trovò nessuna risposta decente e credibile.
Perchè no?
Le allungò una mano per aiutala ad alzarsi.
Le venne da ridere pensando ai rapporti con gli atleti maschi della squadra dove, se ti andava bene, erano spallate amichevoli e incoraggiamenti vocali piuttosto rudi.
Rifiutò la mano e senza sorridergli raccolse telo e libro.
Un libro è una buona arma contro i noiosi, pensò.
Lui esibiva un costume bianco striminzito e stranamente vezzoso.
Lei si era nascosta dentro un costume intero, nero, senza fronzoli, essenziale. Erano gli anni del topless selvaggio.
Le prime cose che scoprì di lui non le garbarono affatto.
Troppo bravo a scuola, troppo bravo a casa, troppi talenti in pochi minuti, gusti musicali assurdi, sport diversissimi, bassissimo livello di competitività.
La conta dei punti anzichè salire scendeva ad una velocità pazzesca come l'altimetro di un paracadutista.
Disse: va bene qui?
Stese il suo telo con una precisione da orefice e nemmeno un granello di sabbia osò sporcare la spugna.
Lei buttò il suo ad una distanza di sicurezza, una specie di fossato medioevale con tanto di coccodrilli.
Lei ebbe la tentazione di aprire, maleducatamente, il libro ma le domande incalzavano, una specie di educato interrogatorio.
Tornata alla tenda lei disse: Non fatemelo vedere mai più!
Il giorno dopo le  chiese ancora: vieni in spiaggia con me?

Ci sono volte che il fato ride di noi e soprattutto non ascolta i nostri desideri perchè ha, per noi, altri progetti.
Oggi sono trentaquattro anni che sorrido a quel ragazzo magro, che proprio magro non è più, ma che ha ancora gli occhiali e i capelli troppo pettinati.
 Ho accettato la sua mano offerta migliaia di volte e ancora adesso leggo raramente in sua presenza...per amore.


lunedì 19 agosto 2013

Sorridimi che torniamo a casa...

Come le partenze anche i ritorni sono differenti. Ci sono ritorni lenti e tristi, ci sono ritorni frettolosi, ritorni decisi, ritorni attesi, ritorni festaioli e poi ci sono i ritorni  a tappe.
Piano piano, nei ritorni a tappe, si perdono per strada parte delle truppe ma la marcia non si interrompe.
Il primo a rompere le righe è stato il Tecnico, in una splendida mattina di sole, ha riempito le sacche da viaggio con una inimitabile capacità decorativa che, da sola, spiega tutto lo stato del suo guardaroba. Ha "preso in prestito" oggetti personali e vestiti del fratello, ha saggiamente recuperato la sua macchina fotografica ( peccato Tecnico che, senza carica batteria, di foto però ne farai proprio pochine...) per dimostrare una buona volontà di condivisione della sua vita, ha dimenticato freudianamente giacca e cravatta negli armadi ed è partito, armato di barba mediorientale, per Tel Aviv.
Il Cucciolo ha resistito ancora qualche giorno, poi, in silenzio, lentamente e metodicamente ha riempito le valige con più di trenta chili di vestiti e oggetti e in un'alba pallidissima e manzoniana è partito per Siviglia, augurandoci Buon Natale.
Lo Scettico ha risistemato il carico del carro e silenziosamente ci siamo issati a cassetta. - "Sorridimi Mìgola che torniamo a casa."
Il sole, intanto, sprofondava dietro le prealpi bergamasche.
Ci sono ritorni un po' romanzati ma che nascondono una certa nostalgia.
Benritrovati.