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mercoledì 27 febbraio 2013

Cose di mamme...

La tristezza si manifesta in strani modi.
Sono spazi vuoti, acqua che non scroscia, tavole senza briciole.
 In casa la tristezza è prevedibile e facilmente raccolta, annusata e appoggiata in un angolo.
Ma quando ti assale di soppiatto in luoghi pubblici devi solo aspettare e respirare.
La tristezza, vigliacca, si nasconde dietro una confezione gigante di cereali che stai per prendere e poi rimetti sullo scaffale.

martedì 26 febbraio 2013

Quanto costa il biglietto?

Credo, ma dico credo, che  l'italiano medio abbia una scarsa capacità di guardare oltre il proprio orticello. Orticello che si riduce di giorno in giorno e si impoverisce sempre più. Invece di alzare la testa e cercare di capire la situazione in cui si arrabatta, si intestardisce a zappettare intorno alle misere piantine destinate a seccarsi miseramente. Si accontenta di ricevere un litro d'acqua (restituzione IMU) in regalo senza pensare che la soluzione è mettersi insieme al vicino e costruire un pozzo.
Una visione limitata e ignorante, nel senso che ignora quello che gli succede intorno.
Il voto a Grillo lo posso capire, anche se mi lascia interdetta il fatto di votare alla cieca. Quanti di quelli che hanno votato Grillo ne conoscono il programma? Quanti hanno ascoltato i candidati di Grillo?
 Sono proprio curiosa di vedere cosa faranno questi grillini.
Voto di protesta ma protesta contro chi?
Noi italiani siamo bravissimi a dare la colpa a qualcosa di esterno alle nostre responsabilità: colpa dei politici, colpa degli altri che li votano, colpa dei mercati, colpa dei tedeschi, colpa dell'europa, colpa degli extraterrestri.
Colpa di tanti anni di chisenefrega, di deresponsabilizzazione a tutti i livelli, di lavativismo, assenteismo, assistenzialismo, raccomandazioni, ci penserà qualcun'altro, voti di favore, omertà.
La classe politica italiana è solo la rappresentazione della società italiana.
E bisogna essere un comico per capirla e rappresentarla.
Quanto costa il biglietto per continuare a seguire questo spettacolo che è diventata la vita politica italiana?
Mi è piaciuto lo sketch dove il primo comico puliva la sediolina prima di sedersi, poi anche quello che diceva di essere stato allo Zecchino d'oro è stato tenero, vorrei rivedere la scena dove dicevano di prendere i soldi dell'IMU alla Svizzera, le risate degli svizzeri le ho sentite fin qui dalla piccionaia alsaziana.


venerdì 22 febbraio 2013

Se un viandante in Siberia orientale...

Cosa può fare chi è senza fissa dimora?
  Vivere le case degli altri, naturalmente.
Fedele a questa semplice filosofia, in questi giorni svizzeri ho prontamente accettato l'invito  del Tecnico e mi sono sistemata, con i miei due, tre bagagli, il beauty case, borsone delle lenzuola, quello delle scarpe, cioccolata ed altre due o tre cosine, nella sua stanza sotto gli sguardi inizialmente inquieti dei coinquilini.
 Per poter entrare nel sancta sanctorum avevo, come potrete ben immaginare, dovuto precedentemente firmare un contratto molto dettagliato e pieno di piccolissime clausole limitative: questo si può fare, questo non si può fare, questo è bene, questo è male.
 Veramente era quasi tutto un non si può fare e la mia libertà  ritornava ad essere assoluta solo una volta raggiunte le scale del pianerottolo.
---------Lasciami un certo spazio per la finzione letteraria, Tecnico------------
 Devo  precisare, per i lettori malpensanti, quelli magari di sesso maschile che stanno pensando allo stereotipo della mamma chioccia, che era la primissima volta in tre anni che osavo infilarmi in un territorio così ostile e  misterioso, circondato da leggende avvincenti ma anche inquietanti.
------------Tecnico, cerco di dare colore al post-----------
Il Tecnico,  che si era fatto ospitare a sua volta dalla pseudo morosa, che poi ormai tanto pseudo non lo è più, prima di andarsene mi ha riletto il contratto a voce alta e mi ha spiegato due, tre cosine del tipo: questo è il letto, quello è il bagno, quella a destra è la cucina, segui le briciole, quello è lo sgabuzzino ma tanto è vietato l'accesso come da contratto, ciao ci telefoniamo.
-------Non fare quella faccina-------
Mìgola si è ritrovata così a vivere in un appartamento di giovani universitari, maschi, superimpegnati, leggermente incasinati...
-------Ho detto leggermente, Tecnico-------
e ci ha messo quei dieci, forse venti minuti a trovarsi proprio bene.
Una sensazione di assoluta libertà individuale che non avevo mai provato in nessuna esperienza vissuta da ospite, una naturalezza totale di condivisione dello spazio senza false gentilezze e attenzioni dovute.

Il frigorifero della casa è una sovrapposizione di individualità che potrebbe, da solo, lasciare spazio a studi sociologici. Ogni ripiano racconta l'origine, le abitudini, le intolleranze, i gusti del suo proprietario ma gli alimenti vi coabitano in una caotica allegria che incita alla condivisione...
-----------a proposito ho lasciato il latte nel ripiano di Flo tra la salsa ucraina e il tonno-----------
la cucina, in generale, risente un po' della spontanea condivisione ma le diverse abitudini rendono varia l'offerta di utensili così che la caffettiera elettrica lavora a fianco del bollitore e vicino all'attrezzo per la raclette.
Ho scoperto inoltre, in questi giorni, che l'asse da stiro può essere un elemento di arredamento fondamentale intorno al quale, letteralmente, gira tutto il flusso della vita dell'appartamento, forse perchè nessuno ha ancora pensato o scoperto che è pieghevole e ho potuto notare che il ferro da stiro ha una linea che ricorda certi quadri futuristi che esaltano la modernità e il movimento.
Ma la mattina mi svegliavo con la sensazione di dovermi alzare di fretta e partire anch'io per l'università...e questa era proprio una bella sensazione.
Grazie ragazzi per l'ospitalità...altro che centri benessere, vivere vicino ai giovani è meglio di qualunque cura di qualunque ciarlatano che promette giovinezza fasulla.
Grazie Tecnico sono stati giorni preziosi.

Ps
Il titolo è ostico ma solo per chi non ha abitato ad Eden Roc ..ed io ci sono stata!

mercoledì 20 febbraio 2013

Ti ricordi?

Mìgola è in trasferta.
 Mìgola è in versione mamma orgogliosa in terra svizzera e le giornate scivolano via leggere proprio come fanno le anatre sul lago che si guardano intorno e non sembrano mai occupate in qualche attività. Alzano il becco verso le montagne, osservano i pochi turisti che passeggiano, si godono il sole e il cielo azzurro.
Sembrano aspettare ma non è così, si lasciano levigare dal tempo per essere pronte alla bella stagione.
Anche i gabbiani sono lenti. Non lo vogliono ammettere ma sono infreddoliti rispetto alle anatre. Animali marini in trasferta, se ne stanno come i malati di tisi nei sanatori tutti in fila al sole, aspettando giorni migliori.
Ho consegnato al futuro anche Cucciolo, che, tremante nel vero senso della parola, si è buttato senza respiro lungo, nel primo giorno del resto della sua vita.
Lunedì mattina era grande, elegantissimo, organizzato come mai io lo sono stata. Cartelletta con tutti i moduli, diplomi, certificati, nessun intoppo solo presentazioni, strette di mano, saluti educati e merci monsieur, oui monsieur.
Ci siamo seduti tutti e tre, Tecnico, Cucciolo ed io ad ascoltare il secondo discorso di inaugurazione, il primo risaliva a tre anni e mezzo fa, abbiamo applaudito, sorriso, ricordato ed io mi sentivo piccola tra i miei due uomini. Avrei voluto dilatarla all'infinito questa giornata perchè ci sono giorni che restano nella memoria e tu lo sai che stai vivendo uno di quei giorni che non potranno mai entrare nel dimenticatoio. Sono giornate di cui si parlerà negli anni tra di noi, buttate li nei ricordi di famiglia: ti ricordi il primo giorno di università? Ti ricordi l'entrata in stanza e la neve che c'era e il sole? Ti ricordi come eri agitato? Ti ricordi come ero emozionata? Ti ricordi?
Ti ricordi quando dal passeggino, come un antico oratore, cercavi di ammaliare il tuo pubblico con lunghissimi discorsi composti da frasi primarie, secondarie, temporali causali ed artifizi retorici che però nessuno capiva, ma proprio nessuno e la gente ti guardava e sorrideva leggermente imbarazzata di non poterti rispondere e poi guardava me e il Tecnico che si teneva saldo alla struttura del passeggino per controllare la situazione?
 Io sorridevo divertita di quel siparietto ormai familiare e il Tecnico si affrettava a rassicurare i malcapitati recitando la formula di rito: " Non ti preoccupare, non lo capisce nessuno, certe volte la mamma!"
Tu guardavi il volto di tuo fratello e sorridevi, consapevole del suo ruolo di mediatore tra te e la realtà.
Vai tranquillo Cucciolo non hai più bisogno di nessun aiuto, però è bello sapervi vicini ancora un po'.


giovedì 14 febbraio 2013

Di mele e di amore...


Ciao, sono una mezza mela molto saggia, vuoi fare un giro con me?
Mmmh, ciao, sono una mezza mela inquieta, vabbè vengo, ma un giretto piccolo.
Sono una mezza mela molto ben educata, sai? Guarda che lucida sono, hai visto che bel bollino che mi sono messa?
Mmmmh, ho visto, bello. Ma non hai nemmeno una ammaccatura? Mi acchiappano le mele ammaccate...
NO, niente ammaccature, solo vitamine, sali minerali e semi perfetti. Ma anche tu hai dei bei semi...
Mmmmh già, qualcuno. Ma io ho anche qualche macchietta...
Non importa,ti stanno bene.
Ma io credo di avere un vermetto...
Non importa, ci farà compagnia, vuol dire che sei bio.
Hai visto che ho un picciolo...e anche una fogliolina!
Uuuuuuh non l'avevo notata...bella...mi piacerebbe averne una!
Se ti avvicini la possiamo condividere...

Dicono che le anime gemelle si riconoscono al primo sguardo,
dicono che si sente un tuffo al cuore, un concerto di violini.
Dicono che si squarcia un velo e la luce ti innonda e tu riconosci la tua metà
e la tua metà ti riconosce e la mela vuole ricomporsi in tutta fretta.
IO che sono una sempre indietro di un po', la mela che matura più lentamente delle altre,
quella che arriva dopo,
anche in un momento così importante della mia vita,
non ho capito proprio subito.
Meno male che tu avevi capito per due.
Forse la magia è proprio questa,
quando una delle due è in ritardo l'altra la aspetta,
quando una delle due ha perso un pezzo,
l'altra si modella per combaciare in ogni modo.
Grazie per avermi riconosciuto, mia metà.
Siamo una mela intera da trent'anni,
tu ed io.







mercoledì 13 febbraio 2013

Colloquio di lavoro

Fare un colloquio di lavoro è cosa stressante, se poi c'è anche la prova pratica da passare allora l'agitazione sale.
Il mio, forse, futuro datore di lavoro mi guarda senza lasciare trasparire alcuna emozione. Non ci si poteva aspettare niente di diverso da una come lei, nella sua posizione, dico.
Qualcuno del suo staff mi allunga una pistola e mi indica il soggetto da abbattere.
 A pochi metri da noi c'è un enorme omone biondo con tratti forti, mascella dell'est e occhi piccoli. Mi fissa e aspetta.
La mia futura, forse, datrice di lavoro mi ordina: "Spari!"
Io, senza esitazione, prendo la mira e sparo esattamente all'attaccatura del naso, tra gli occhi azzurri della vittima. Il rumore è forte e c'è anche un leggero rinculo ma la pallottola colpisce senza forza, a rallentatore e cade per terra senza procurare nemmeno un segno sulla fronte dell'omone che continua a guardarmi. Mi sembra di scorgere una leggera sfumatura di ironia nella piega delle sue labbra.
La, poco probabile, futura datrice di lavoro accenna una smorfia di delusione.
Nessuno sembra pensare che la colpa è dell'arma.
Si cambia obiettivo.
Adesso devo sparare ad un pappagallo tranquillamente appollaiato su un ramo.
Prendo la mira tra le piume verdi del petto, la bestiola mi guarda.
Abbasso l'arma. Mi avvicino alla, ormai ex, probabile datrice di lavoro e le allungo la pistola con calcolata lentezza. Mi piacerebbe una colonna sonora alla Morricone ma c'è solo il pappagallino che borbotta, ignaro del pericolo scampato.
" Sua Maestà non me la sento, rinuncio!"
La regina d'Inghilterra mi guarda con occhietti increduli.
Questa notte ho rinunciato ad un posto interessante come 007, stipendio esagerato, appartamento a Buckingham Palace, per un pappagallo.
Sono tempi di grandi rinunce e di misteri da interpretare.
Tornata a casa ho dovuto raccontare il disastroso colloquio-prova allo Scettico che sorridendo ha commentato:" Peccato, pensa che festoni a Buckingham Palace!"
Perfino nei miei sogni la sua emilianità riesce a colorare tutte le nostre esperienze.

venerdì 8 febbraio 2013

Nel segreto dell'urna Dio ti vede e Pellizza no!

Incominciavo a preoccuparmi e da qualche giorno controllavo più spesso la posta, tenevo d'occhio il postino ritardatario...poi finalmente, ieri, il plico elettorale è arrivato.
Quattro buste bianche con il loro bel logo stellato. La prima in assoluto per Cucciolo che, tenendola tra le mani come un pacco bomba, ha esclamato: " Oddio, e adesso?"
Adesso è il momento di sedersi, io consiglio il tavolo della cucina per non essere troppo comodi e non aver tendenze al pisolino ispiratore, una bella tovaglia a quadretti per la tradizione, un bicchierino (non troppo piccolo) e la bottiglia tenuta da parte per il momento.
 Nella cucina di Mìgola è di rigore la grappa ma è solo una questione di origini e quest'anno ci sarà anche una birretta per Cucciolo.
Poi, lentamente, si apre il plico, con cura perchè dietro questa busta ci sono anni di storia e vite e atti di coraggio e bandiere e ideali...incomincia a versare Scettico...ci sono stati grandi uomini e grandissime donne che hanno permesso che questa busta mi arrivasse con una tale semplicità che ha sempre il potere di commuovermi in un certo senso.
Poi, seriamente, si incomincia a guardare i nove simboli colorati che si stagliano sul bianco del foglio, alcuni, pochi, si trascinano dietro una notevole storia, altri sono nuovissimi, qualcuno proprio sconosciuto.
Uno o due simboli risvegliano in me un riflesso pavloviano e aumentano il bisogno di sorseggiare ancora un po' dal mio bicchierino...Scettico perchè ti tieni stretta la bottiglia, allunga...
Ci sono parole pesanti seminate come mine antiuomo: democrazia, libertà, ecologia, rivoluzione, declino.
 Qualcuno gioca con l'arte e rispolvera i personaggi di Pellizza da Volpedo che, ridotti a sagome rosse, si stagliano come fiammelle sotto il nome del personaggio in un effetto inferno che mi chiedo se sia voluto. Ci sono diagonali, linee che salgono, frecce che indicano e bianco e rosso e verde buttati a piene mani. Eppure tutto questo patriottismo non riesce a coprire le immagini di scandali che mi sono segnata con cura come post-it nella mente: olgettine, case comprate all'insaputa di tutti, tangenti, ostriche, ministre con denti pulitissimi, figuracce all'estero, corna, telefonate come un'adolescente maleducato con la prof che lo aspetta, ponti sullo Stretto, G8 farlocchi, manganellate...Scettico vuoi ancora un goccio?
Neppure questa costellazione, troppo in fila retta,  riesce a quietare la mia ansia di "farelacosagiusta"  perchè le grida, il qualunquismo, l'incompetenza ti fanno forse nuotare qualche chilometro ma traghettare un Paese è un'altra cosa.
Il simbolo più antico della lista mi scatena una simpatia allegra e noto che anche li c'è una stella, una sola, quasi orfana e triste e che gli utensili che cerca di illuminare sono obsoleti come forse le ricette che suggeriscono.
A questo punto le pupille di Cucciolo sono dilatate e gli occhi di Scettico lucidi, ci guardiamo in silenzio e tutte le nostre precedenti discussioni politiche sembrano luntane e vuote. Come scolaretti impreparati ognuno aspetta di buttare lo sguardo sul compito dell'altro.
Ehi! E il segreto dell'urna dove lo mettete? Ognuno guardi la sua scheda e il suo bicchiere, prego!

martedì 5 febbraio 2013

Nelle migliori Prefetture...

La mia patente spagnola scade e a malincuore, perchè è come staccarsi definitivamente da un pezzo di storia della mia vita, mi avvio alla Prefettura. Da quando siamo partiti con lo Scettico, per questa avventura senza fissa dimora, la Prefettura ha sempre rappresentato un momento difficile.
 Ci sono stati momenti in cui mi sono ritrovata seduta, in grandi sale d'aspetto,  accanto a donne di cui non si poteva intraimmaginare nemmeno un millimetro di pelle, ho dovuto dare le mie impronte digitali insieme a  sudamericani rumorosi, ho cercato di ricostruire percorsi complicati di documenti e di nazionalità, ho aiutato persone analfabete a ritrovare la strada di uffici contorti, ho sostenuto lo sguardo di impiegati inflessibili e ho lottato per non perdere il mio cognome, tanto che me ne sono ritrovati due, di cognomi e anche i miei figli per un breve momento ne hanno sfoggiato due come veri spagnoli.
Così oggi, in una quasi primaverile mattinata, mi sono mischiata all'umanità varia e colorata della Prefettura, immersa in un brusio multilingue. Ho cercato di assumere la classica indifferenza della locale mentre la signora rumena grassottella mi chiedeva dove doveva aspettare e perchè lei ed io non avevamo numeri simili, sottolineando ogni affermazione con uno scampanellio di braccialetti dorati.
La forza dell'abitudine mi aveva inconsciamente portato a sedermi nel lato stranieri che niente aveva a che fare con lo sportello patente ma ormai mi seccava cambiare posto e rassicurata la signora che l'intrusa ero io, mi accingo a leggere per passare il tempo, tanto sono la 3077 e le patenti veleggiano intorno al 3010.
La bambina della signora ingioiellata e ciarliera si rotola felice sotto la sedia della madre e raccoglie con cura ogni piccola briciola che trova, ogni tanto ne assaggia una e se non risultano commestibili le rideposita ordinatamente sul pavimento. Dall'altra parte è seduto un enorme signore di colore che fa sembrare lo Scettico una modella leggermente anoressica. L'omone sbuffa e impreca, credo, in una lingua gutturale e sincopata e maltratta il biglietto con il numero 2660.
In questi anni di frequentazione e di forzato studio delle Prefetture sono arrivata alla conclusione che i più felici in questa situazione sono, in genere, le persone di origine nordafricana. Prendono la situazione dal lato giusto e si organizzano per riunificare più dossier  e fare piccoli gruppi, tipo gita fuori porta. Ci si aspetta sempre da un momento all'altro di veder spuntare un po' di tè alla menta e qualche dolcetto. I loro racconti sanno di sole, di strada, di spezie...
Intorno al 3070 mi avvicino allo sportello perchè ho notato che i numeri scorrono in fretta, molti desistono ormai.
 Prima di me un militare in mimetica, organizzatissimo, sforna documenti a velocità sostenuta ancor prima che l'impiegata glieli chieda e arriva perfino ad allungare un braccio per rimetterle in ordine non so cosa sotto il naso. Mi domando se al posto del rassicurante militare ci fosse stato il sosia del protagonista del Miglio verde che era al mio fianco poco prima come avrebbe reagito l'impassibile segretaria.
Finalmente arriva il mio turno ed è il sorriso delle grandi occasioni che sfodero perchè so gia che sarà cosa lunga: dunque, ho una patente spagnola ma che prima era francese ma che prima ancora era...
Dopo aver passato in rivista i documenti necessari la seriosissima impiegata esclama:" Ma LEI risulta una donna senza fissa dimora!"
Ho scoperto oggi, inaspettatamente, che il mio blog è quindi letto anche in Francia, nelle migliori Prefetture!

lunedì 4 febbraio 2013

Chi sono per chi...

A tutti, prima o poi, capita di essere sfasati con il pensiero generale, credo.
E l'immagine che abbiamo di noi stessi non è certo quella che hanno le persone che ci girano intorno.
Però, quando la tua visione, che ti sembra semplice e felice, ti si rivela, negli occhi degli altri, deformata e perfino bruttarella, ci si rimane maluccio.
Un po' come quando da bimbi si sentiva la propria voce registrata. La mia, mi sembrava proprio bella, profonda, calda, intonata...poi la ascoltavi, invece, uscire dal monumentale registratore ed era una vocina melensa, stridula, ridicola. Sono io? Ma ho questa voce? Tutti gli altri ti guardavano stupiti, annuendo con certezza.
Tu ci restavi male e avresti avuto voglia di non parlare più.
Ci si crea, negli anni, una immagine di se stessi che poche volte o forse mai è quella reale.
 Siamo tanti personaggi diversi, tante sono le persone che ti guardano e ti vivono.
Io sono una donna, mamma, una moglie, sono stata una figlia, sono nipote, nuora, cognata, cugina, zia, amica, vicina, conoscente.
Sono cittadina, espatriata, straniera, migrante, trentina, italiana, europea.
Sono donna, bianca, over quaranta.
Sono infantile, triste, pesante, allegra, chiaccherona, lunatica, irrascibile, nostalgica, piagnucolona, critica, scettica, curiosa.
Sono stata un'attrice, una ballerina, un veterinario, una giornalista, una storica dell'arte, una traslocatrice, una cameriera una donna senza fissa dimora, una sans papiers.
Chi sono per chi mi guarda? Chi sono per chi mi legge?
Chi sono?
Non siete assolutamente obbligati a rispondere...anzi non rispondetemi proprio.
Oggi, qui e adesso,  sono una blogger e mi vedo bene.